Monza – Prima ha chiesto garbatamente al Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Monti, di «andare fuori dai coglioni». Poi ha apostrofato la capitale, Roma, con un «vaffa» prima di minacciare di nuovo Monti: «Se non te ne vai, ti vengo a prendere a casa».
Doveva essere una manifestazione di protesta contro il Governo Monti e l’occasione per rinsaldare alcune divisioni interne come quella tra Maroni e Reguzzoni, e invece si è trasformata in un “plebiscito” nei confronti dell’ex ministro dell’Interno e nel lancio dell’ultimatum nei confronti di Silvio Berlusconi. La manifestazione indetta dalla Lega Nord a Milano (circa 75 mila i partecipanti secondo il coordinatore nazionale Roberto Calderoli, meno secondo i dati della Prefettura) si è aperta in mattinata da piazza Castello, da dove tutti i leader del Carroccio hanno guidato la lunga onda verde per le strade cittadine fino al convegno conclusivo in piazza Duomo.
Il clou della manifestazione, dopo gli interventi di alcuni leader di amministrazioni locali guidati dalla Lega (ad aprire i discorsi sono stati gli amministratori locali, come il sindaco di Monza Marco Mariani, che hanno contestato la politica del governo nei confronti degli enti locali. Quindi e’ stata la volta dei governatori di Piemonte e Veneto, Roberto Cota e Luca Zaia), è stato l’intervento del leader del Carroccio Umberto Bossi. “Berlusconi non può rimanere con il piede in due scarpe e continuare a dialogare con noi e poi sostenere il Governo Monti – ha detto -. Se continuerà a dare la fiducia a questo Governo noi faremo cadere la giunta in Lombardia in cui tutti i giorni arrestano un assessore. Formigoni sappia che il soldi sono della Regione sono dei lombardi”. Bossi ha anche avvisato il presidente del Consiglio a proposito dello scontento del “popolo padano” nei confronti delle sue riforme: “Monti stai attento. Qui non si scherza. Qui la gente ti viene a prendere a casa”.