Il 6 aprile del 1922 nasceva a Seregno in Brianza, Luca Crippa (1922-2002), l’artista che sarebbe diventato un illustre e, senza dubbio, unico e impareggiabile disegnatore, e inoltre pioniere del surrealismo italiano. Luca Crippa primus inventor, Luca Crippa sublime disegnatore, Luca Crippa maestro dei maestri, Luca Crippa gemma del XX secolo, Luca Crippa contemporaneo di ogni epoca contemporanea.
E dunque, ecco la celebrazione del Centenario della nascita (1922-2022) che un’oculata e illuminata amministrazione, quale quella di Seregno, ha voluto dare significativo spazio all’evento storico con una super mostra, “Luca Crippa. Pioniere del surrealismo italiano”, prima grande retrospettiva internazionale a lui dedicata dopo la morte.
Tutto è stato preparato con oculata managerialità, ed oggi per queste celebrazioni ecco cosa dice il sindaco Alberto Rossi: “Le celebrazioni del centenario della nascita di Luca Crippa (oltre che del ventennale della sua scomparsa) rappresentano una importante e molto gradita occasione per realizzare un duplice obiettivo. Da un lato, è il momento per tracciare una nuova analisi critica del percorso di un protagonista dell’arte italiana del Novecento. Dalle vicende biografiche dell’artista c’è il sufficiente stacco temporale per raccogliere, analizzare, studiare, documentare. E riconsegnare a un rinnovato interesse e a una importante rivalutazione la sua suggestiva figura. Dall’altro lato, è l’occasione un po’ più intima della città di Seregno per confermare l’affetto verso il pittore e scenografo”.
E Federica Perelli, assessore alla Cultura della Città di Seregno aggiunge: “Spesso mi capita di fermarmi a guardarla, e in più occasioni colgo particolari che continuamente mi portano a osservare con spirito nuovo l’opera, scorgendovi nuovi percorsi, nuove prospettive. Uno dei privilegi dell’assessore alla Cultura del Comune di Seregno è quello di potersi confrontare ogni giorno con Luca Crippa: oltre alla “Sibilla”, in diversi uffici comunali sono esposti disegni e quadri del grande artista seregnese. È l’incontro quotidiano con l’incanto, con le suggestioni profonde che un grande interprete del Surrealismo italiano ha saputo trasmettere”.
L’esposizione avrà temporalità fino al 29 giugno 2022 negli spazi espositivi seregnesi, ben cinque, che corrispondono alle cinque sezioni che documentano la ricerca e il percorso con le “grandi opere”, la grafica, i disegni e gli acquerelli, i collages e, infine, i polimaterici. E’ pur vero che per decenni il nome di Luca Crippa è caduto nell’oblio, e molti Storici dell’Arte non l’hanno tenuto in considerazione, sol perché la sua arte calcava una tradizione tutta occidentale, proprio quando dalla metà degli anni Settanta in poi l’arte si avviava a porgere sguardi verso le avanguardie americane. Ed ora gli si fa ampiamente giustizia, perché Luca Crippa è certamente fra i protagonisti dell’arte italiana del XX secolo, per una coerenza di fondo che lo ha portato ad esiti luminosi e per una autonomia tutta italiana e tutta legata al mondo del sogno e della “natura generante”, pur nella sua ricerca incessante.
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La mostra offre l’occasione per una lettura complessiva dell’opera dell’artista permettendo di tracciarne la storia. Il percorso espositivo è articolato in senso cronologico, in modo da offrire una visione complessiva dei diversi periodi del suo fare arte fin dal 1940, poi la sua partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1964, alla Quadriennale di Roma nel 1965, e via via fino al 2002. Le oltre 150 opere esposte sono rappresentative degli snodi cruciali nella storia di Luca Crippa, dai primi lavori in cui l’attenzione si rivolge a un realismo accademico, agli svolgimenti innovativi di effervescente ricerca creativa, esplosiva e fortemente prolifica, spaziando dal disegno al collage, dalla scultura-opera polimaterica all’oggetto-design, fino alla scenografia; sino agli esiti degli ultimi lavori. Incisore, pittore e scenografo seregnese, è stato il più grande disegnatore italiano del secondo dopoguerra. Alla mostra è abbinato il catalogo “Luca Crippa. Pioniere del Surrealismo italiano”, edito da Skira.
Quel che sempre sorprende di questo artista è l’aver anticipato l’attenzione alla natura, ai suoi sussulti, al suo alitare, e soprattutto alla esplosiva vegetante rinascita. Alla base del suo intero lavoro, vi è stata la ricerca di immagini e materiali, utilizzati sia per i collage che per i polimaterici. E infine la sua partecipazione attiva alla disseminazione della sua arte nella vita quotidiana, dalla scenografia per il suo “Carosello” quando la televisione italiana compiva i primi passi, e i bellissimi teleri inseriti nei transatlantici che hanno solcati i mari del mondo; senza tralasciare il corpo inventato e il corpo-linguaggio, sempre specchio del carattere di un’epoca e armonia tra natura e cultura. Il linguaggio del corpo come specchio o termometro. Luca Crippa mostra un repertorio iconografico centrato nella tradizione del surrealismo figurativo europeo (Magritte, Tanguy, Delvaux, Ernst, Dalì) fortemente attratto da motivi sessuali ed erotici, cui convergono caratteristiche tipo la ossessiva perizia tecnica, la spazialità onirica, la casualità che movimenta l’immagine ambigua, e un certo manierismo figurativo carico di prepotente barocchismo.
Nelle grafiche – e sono tante quelle tirate in serigrafia e in litografia- Luca Crippa lascia leggere un linguaggio autonomo pur lasciando intravedere chiari rapporti con il surrealismo per il carattere magico, simbolico e visionario e per via di forme ascensionali e teatrali accolte quasi fossero presenze viventi, tali da creare quello spaesamento tipico dell’imagerie surrealista. Tra i polimaterici brilla un’opera come “Cucchiaini feriti” del 1938, certo opera surrealista autentica, e non parrebbe aver precedenti se non per un gusto tragico di tipo espressionistico che rimanda a “Las cajas de Camembert” dell’argentino Alberto Heredia, sfociante nell’ironia, che l’artista seregnese colloca sotto una campana di vetro a mò di reliquiario. Sogno e giovinezza sono stati per Luca Crippa una trasfigurazione, una trasposizione poetica. Il suo itinerario un lungo romanzo scritto con immagini, teatro rituale e quotidiano, magia dell’insieme.
Aperto al Dada e al Surrealismo, e persino a influssi che lo hanno posto in relazione con la pittura metafisica, tutto lascia scoprire, nelle sue opere, oggetti surreali, paesaggi cosmici, composizioni architettoniche-matematiche scenografiche, creature metamorfosate, macchine inutili, animali fantastici, un erbario e un bestiario effervescente, e molto altro; tutto è cresciuto inesorabilmente, dalle ossessioni sessuali alla pura inventiva, evidenziando nell’arte di Luca Crippa una feconda immaginazione, un io profondo che viene sempre a galla e che si è fatto epifania di un mondo magico e fiabesco, un fondo denso e inquietante, una materia ideativa effervescente, con svariate proposte, soluzioni e innovazioni, e soprattutto un’autenticità che gli ha conferito tanto valore.
E per finire, questa mostra del Centenario della nascita sottolinea che Luca Crippa ha vissuto il Surrealismo come una ribellione, e la sua impronta si è caratterizzata come una ribellione surrealista, proprio perché l’artista lombardo, rigettando la cultura provinciale, si è disposto all’accoglienza e alla messa in moto di opere orientate verso i paesaggi del subcosciente, mantenendo il suo rango di primissima figura europea, per il suo ardire, la sua raffinatezza, la sua istintività.
Carlo Franza
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Nato nel 1949, Carlo Franza è uno storico dell’arte moderna e contemporanea, italiano. Critico d’arte. È vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (lettere, filosofia e sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e assistente ordinario. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore straordinario di storia dell’arte moderna e contemporanea (Università La Sapienza-Roma) , ordinario di lingua e letteratura italiana. Visiting professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose università estere. Giornalista, critico d’arte dal 1974 al 2002 a Il Giornale di Indro Montanelli, poi a Libero dal 2002 al 2012. Nel 2012 ritorna e riprende sul quotidiano “Il Giornale” la sua rubrica “Scenari dell’arte”.