Lombardia, Romeo ribadisce: «Candidato della Lega, servono i nomi migliori»

Romeo, capogruppo in Senato della Lega e segretario regionale, rimbalza l’ipotesi di cessione della presidenza del Pirellone al voto 2028.
Monza autodromo Lega elezioni regionali Massimiliano Romeo
Monza autodromo Lega elezioni regionali Massimiliano Romeo Fabrizio Radaelli

«Sono il segretario regionale della Lega e la Lombardia non la mollo: farò di tutto affinché il candidato presidente sia del nostro partito». Massimiliano Romeo, capogruppo del Carroccio al Senato, ribadisce quel che va dicendo da qualche giorno: come molti esponenti storici del movimento non può digerire l’accordo siglato da Matteo Salvini con la presidente del Consiglio che, in cambio del via libera al leghista Alberto Stefani in Veneto, ha ottenuto la garanzia che l’aspirante successore di Attilio Fontana sarà indicato da Fratelli d’Italia.

Lombardia, Romeo ribadisce: follia anticipare il voto di un anno, «mancanza di rispetto per Fontana»

«Per quanto mi riguarda la partita è tutt’altro che chiusa – sbotta il parlamentare monzese – da qui al 2028 potrebbe cambiare il mondo. Se FdI ha il diritto di rivendicare la candidatura, noi abbiamo il dovere di farlo visto che governiamo la Lombardia e lo facciamo bene. Capisco che fosse necessario chiudere le trattative in Veneto e in Puglia dove si vota il 23 e 24 novembre, ma non ha senso parlare adesso della Lombardia: ci metteremo al tavolo quando sarà il momento».

Romeo bolla come una «follia» l’ipotesi di anticipare la consultazione per il Pirellone al 2027: «Per quale motivo Fontana si dovrebbe dimettere? – domanda – abbiamo davanti quasi tre anni in cui ci aspetta una cavalcata pazzesca per lavorare per il bene del cittadini, sulla sanità e sui trasporti. Parlare di elezioni anticipate è una mancanza di rispetto nei confronti del presidente e non contribuisce a rafforzare la coalizione ma, al contrario, rischia di indebolirla». Per quel che lo riguarda, afferma, in Lombardia si voterà alla scadenza naturale del mandato, vale a dire a febbraio 2028.

La leader di Fratelli d’Italia, riflette il monzese, dovrebbe comportarsi come faceva Silvio Berlusconi all’epoca in cui Forza Italia era il primo partito a livello nazionale: «Con lui – spiega – si è sempre lavorato per scegliere i candidati migliori. Quando era presidente del Consiglio in Lombardia c’era Roberto Maroni e in Veneto Luca Zaia: sotto questo profilo FdI deve ancora maturare. È l’appello che lancio a Giorgia Meloni: segua l’esempio di Berlusconi perché più che al numero dei consensi bisognerebbe guardare alla persona capace di interpretare meglio il territorio e le sue esigenze».

Lombardia, Romeo ribadisce: nella Lega i profili per il Pirellone non mancano

Nella Lega, aggiunge, i profili in grado di governare il Pirellone non mancano: dall’elenco elimina subito il suo nome e inserisce quelli del ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti, dei senatori Massimo Garavaglia e Gian Marco Centinaio, degli assessori regionali allo Sviluppo economico Guido Guidesi e agli Enti locali Massimo Sertori.
«Che non si dica che non abbiamo una classe dirigente adeguata – commenta – oltre a figure di primo piano a livello nazionale abbiamo tanti sindaci importanti come quello di Cinisello Balsamo Giacomo Ghilardi» mentre, lascia intendere, gli alleati non avrebbero una rosa tanto ampia. Romeo boccia anche la possibile corsa del presidente della Coldiretti Ettore Prandini, su cui pare voler puntare una parte di FdI: «Non è il caso di presentare un esponente civico» taglia corto.