La scure della crisi su serre e vivaiIn pochi anni fatturato dimezzato

Se bisogna dirlo con un fiore, quale sarà quello giusto per descrivere la parola crisi? E' quello che si stanno chiedendo da mesi le imprese florovivaistiche della Lombardia, alle prese con una fase di contrazione del mercato da far tremare i polsi.
La scure della crisi su serre e vivaiIn pochi anni fatturato dimezzato

Monza – Se bisogna dirlo con un fiore, quale sarà quello giusto per descrivere la parola crisi? E’ quello che si stanno chiedendo da mesi le imprese florovivaistiche della Lombardia, alle prese con una fase di contrazione del mercato da far tremare i polsi. Secondo le ultime stime della Coldiretti lombarda dal 2007 a oggi il settore ha perso quasi il 50 per cento del giro d’affari passando da una produzione lorda vendibile di 720 milioni di euro a meno di 400 milioni di euro (secondo le ultime proiezioni a cavallo fra 2011 e 2012). Solo nel 2009 il fatturato si è perso quasi il 25 per cento e l’anno dopo il calo è proseguito a due cifre: fra il 15 e il 20 per cento.

«Molti vivai sono pieni di piante invendute e fra il 2010 e il 2011 in Lombardia hanno chiuso 50 realtà di dimensioni medio grandi – dice Angelo Vavassori, direttore di Assofloro –. Intanto comincia a bloccarsi anche il passaggio generazionale: i figli non vedono prospettive per il futuro e non rilevano più le aziende dei padri, preferiscono mollare e cercare altri lavori».

Se poi – sostiene Coldiretti – consideriamo l’aumento record del 58 per cento in un anno del costo del gasolio, per riscaldare serre e stalle e far muovere i mezzi agricoli, allora il quadro è completo: «Si tratta di una situazione preoccupante per un settore che da sempre è un bacino di opportunità occupazionali, considerato che coinvolge direttamente circa 15 mila addetti, che raddoppiano con gli stagionali e che arrivano a 50 mila se si conta l’indotto generato con macchinari, vasi, trasporti, arredi da giardino, concimi, terriccio e molto altro ancora. A fronte di tutto questo è necessario che le opere di mitigazione ambientale delle grandi infrastrutture vengano assegnate ad aziende del territorio sulla base dei fondi stanziati dalla Regione».