Creare reti, di ogni genere, ci fa sentire vivi. Per qualcuno utilizzare quelle reti sociali significa proprio tornare a vivere. È da questa convinzione che partono i progetti di Cadom, il Centro aiuto donne maltrattate di via Mentana a Monza. Perché, ben oltre l’aiuto in emergenza alle vittime di violenze e soprusi, serve dare loro occasioni per rinascere, per misurarsi con una nuova vita, per capire che reti di amici, reti solidali, reti relazionali sono lo strumento migliore da cui ripartire.
Perché le donne maltrattate hanno bisogno di credere nelle proprie capacità, per riacquistare la dignità perduta in quel vortice di violenza che ha avvolto la loro quotidianità. Insomma, per non sentirsi sole dopo aver scelto di denunciare i maltrattamenti. A volte il primo filo di quella rete può essere un passatempo da scoprire, un’associazione cui avvicinarsi. Per esempio attraverso il patchwork.
A tessere reti per Cadom sono infatti spesso altre associazioni, che mettono a disposizione le loro abilità e coinvolgono le donne. Parte da qui, da questa modalità, la mostra “La musica della mia vita”, all’Urban center sino al 23 novembre, (apertura lunedì-venerdì dalle 14.30 alle 18 e sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18). L’esposizione nasce dalla collaborazione con Quilt Italia, associazione nazionale di patchwork, quilting e lavori d’ago.
«Le donne vittime di violenze tra le mura domestiche – spiega la presidente di Cadom Mimma Carta – perdono amiche, perdono contatti, vivono un’enorme solitudine. Per questo, anche quando si è superata la fase critica della denuncia, del coraggio di uscire dalla violenza, è necessario creare punti di contatto con altre donne e forme di creatività manuale possono essere l’occasione anche per esplorare dentro se stesse».
Oltre ai percorsi nei gruppi di auto-mutuo-aiuto, per ricostruire la propria vita, la socialità resta la regola migliore. Creare reti significa anche fare una cultura della prevenzione. Le volontarie Cadom entrano da anni nelle scuole per parlare di rispetto, riconoscimento dell’altro, dialogo, prima ancora che di violenza.
Il 19 novembre gli studenti dell’istituto Don Milani di Meda daranno una mano alla onlus con una mostra di opere (sala civica Radio) realizzate a scuola dopo aver incontrato le volontarie. Opere che andranno all’asta per sostenere i progetti dell’associazione a favore di quelle donne che vogliono tornare a vivere. Oltre ogni violenza.