La Corte boccia i «sindaci sceriffi»Romeo (Lega Nord): disarmati

Li chiamavano ‘sindaci sceriffi' e avevano parecchi seguaci anche in Brianza: invocavano le ronde armate contro piccoli criminali e immigrati clandestini. Ora hanno meno frecce ai loro archi: la Corte costituzionale ha bocciato parte del cosiddetto Pacchetto sicurezza.
La Corte boccia i «sindaci sceriffi»Romeo (Lega Nord): disarmati

Monza – Li chiamavano ‘sindaci sceriffi’ e avevano parecchi seguaci anche in Brianza. Erano quelli, perlopiù leghisti, che invocavano le ronde armate contro piccoli criminali e immigrati clandestini. Da giovedì, però, hanno meno frecce ai loro archi dato che la Corte costituzionale ha bocciato la parte del cosiddetto Pacchetto sicurezza che consentiva agli amministratori locali di firmare provvedimenti «a contenuto normativo ed efficacia a tempo indeterminato» per prevenire ed eliminare «gravi pericoli che minacciano la sicurezza urbana, anche al di fuori dai casi di urgenza».

Le aperture introdotte dal pacchetto del 2008 hanno portato a una pioggia di ordinanze, da quelle variamente formulate per vietare l’accattonaggio, a quelle per multare le prostitute e i loro clienti, fino a quelle che vietano il consumo di alcool in strada e la sosta sulle panchine. Il pronunciamento della Consulta potrebbe avere qualche ripercussione anche nella nostra provincia: parecchi comuni guidati dalla Lega, tra cui Biassono, Cogliate, Lazzate, Lesmo, Lissone e Seregno hanno infatti adottato un’ordinanza che lega la concessione della residenza a chi dimostra di avere un reddito minimo e un’abitazione decorosa.

«Ci consulteremo per capire cosa fare – afferma il sindaco di Seregno Giacinto Mariani – dovremo costituire un fronte comune. Le limitazioni sul rilascio della residenza non rappresentano una forma di razzismo, come non lo è il voler privilegiare i nostri anziani nell’assegnazione degli alloggi popolari». Il primo cittadino si porta avanti sull’eventuale arrivo di profughi libici e tunisini: «Non possiamo accoglierli perché non si può aiutare tutti – sostiene – chi dice il contrario fa il buonista. Noi confidiamo in Maroni perché non si possono fare passi indietro: le ordinanze hanno dimostrato di funzionare e di garantire un minimo di legalità».

Il ministro dell’Interno, del resto, ha già assicurato che una legge sanerà le pecche rilevate dalla Corte costituzionale. A Monza, intanto, gli amministratori sembrano tranquilli: l’ordinanza sulla residenza non è stata impugnata in quanto è stata formulata in maniera differente rispetto ad altre simili. Sono invece in vigore provvedimenti contro l’accattonaggio, il consumo di alcool all’uscita dei bar e multe contro le prostitute e i loro clienti.

«Non mi aspetto nessuna novità rilevante – afferma l’assessore alla Sicurezza Simone Villa – rimaniamo in attesa, ma le nostre ordinanze sono state formulate bene». È meno diplomatico il suo predecessore Massimiliano Romeo, consigliere regionale del Carroccio: «Questa sentenza – tuona – fa passare il messaggio che chi degrada le città la fa franca. Mi auguro che Maroni trovi un escamotage per ripristinare un meccanismo che ha dato frutti notevoli. Si tratta di una decisione che lascia gli amministratori locali disarmati: vorrà dire che quando i cittadini si lamenteranno per le prostitute sulle strade i sindaci li inviteranno a rivolgersi ai magistrati». Monica Bonalumi