Imprenditore suicida, Travaglio«Vittima vera di Tangentopoli»

Imprenditore suicida, Travaglio«Vittima vera di Tangentopoli»

Desio – “La prossima volta che le verrà il trip di cambiare nome a un parco di Milano, la sindaca Letizia Moratti potrebbe dedicarlo ad Ambrogio Mauri. La prossima volta che Renato Schifani cercherà una “vittima sacrificale di Tangentopoli” da beatificare in Senato, potrebbe raccontare la storia di Ambrogio Mauri. La prossima volta che a Giorgio Napolitano scapperà la voglia scrivere alla vedova di un uomo trattato con “una durezza senza eguali”, Giorgio Napolitano potrebbe rivolgerla a Costanza Mauri. Risparmierebbe pure sull’affrancatura: la signora non abita ad Hammamet, ma a Desio (Brianza, Italia)”. Parole pubblicate sul settimanale l’Espresso da Marco Travaglio che definisce l’imprenditore desiano, morto suicida a 66 anni nell’aprile del 1997, “una vittima vera di Tangentopoli”.

Mauri, titolare dell’omonima azienda vecchia quasi un secolo, costruttrice di autobus e tram, oggi Mauri Bus System s.r.l., di via Stadio, 2 secondo Travaglio: “Non fu un politico corrotto e latitante, ma un imprenditore onesto che veniva escluso dagli appalti pubblici perché non pagava mazzette nella Milano da bere e da mangiare. Nell’aprile del 1997 si uccise con un colpo di pistola al cuore per protestare contro il sistema delle tangenti, a cui si era sempre ribellato”. Lasciò la moglie e tre figli.

Esportava i suoi mezzi in tutto il mondo: “Ma a Milano la sua azienda – scrive ancora Travaglio – era regolarmente esclusa dalle gare dell’Atm. Aveva il brutto vizio di non ungere i partiti”. Con l’avvio di Mani Pulite, che investì tra gli altri anche i vertici dell’Atm, Mauri testimoniò davanti al pm Antonio Di Pietro che, dopo la tragica fine, partecipò al suo funerale. Di Pietro ricorda che Mauri si presentava talvolta in procura, a Milano, incoraggiando il pool ad andare avanti.

Illusione. A Tangentopoli ormai archiviata, nel 1996: “L’azienda di Mauri – prosegue Travaglio – fu nuovamente esclusa da una gara di Atm”. Una mazzata. L’Azienda trasporti milanese, dal canto suo, ha sempre smentito preclusioni dell’imprenditore desiano che, prima dell’estremo gesto, scrisse su un biglietto: “Dopo Tangentopoli tutto è tornato come prima”. E alla moglie Costanza: “Tu sei il mio primo e ultimo bene. Forse, se fossi stato più malleabile, le cose sarebbero andate diversamente e non ti avrei dato tutti questi problemi. Il mio suicidio è l’atto finale del mio amore”.

Una fine quasi dimenticata. Nei giorni scorsi Claudio Fiore, candidato alle prossime elezioni comunali desiane per la lista Lombardia Autonoma ed ex dipendente della Mauri, ha invitato a intitolare una piazza a memoria dell’imprenditore. Una richiesta non nuova: “La feci già, inutilmente, nel 2005”. Fiore chiede anche che sia organizzato un dibattito pubblico su quello che definisce un “desiano doc”.
Rob.Mag.