Il padre di Emma telefona a casa«Risposami e rivedrai tua figlia»

L'ex marito siriano della vimercatese Alice Rossini ha telefonato a casa dopo mesi di silenzio e dopo avere rapito la loro figlia Emma. Prima ha proposto di tornare in Italia in cambio di pene lievi. Poi ha cambiato idea: «Risposami con le leggi siriane e potrai rivedere la bambina». Che, il 20 marzo, ha compiuto due anni.
Vimercate, il caso Emma in tvL’appello della madre su Canale 5

Vimercate – Speranze deluse per la 32enne Alice Rossini, la mamma della piccola Emma che lo scorso 18 dicembre il padre siriano Kharat Mohammed ha portato via da casa per vendicarsi di essere stato lasciato. L’intera comunità conosce la triste vicenda e sa che la piccola di appena due anni è finita in Siria con il 25enne ricercato dalle autorità italiane.

Qualche giorno fa, dopo mesi di silenzio, il siriano ha telefonato a casa Rossini, a Velasca, e ha parlato con la madre di Alice. Si è sperato in un’apertura, ma la telefonata seguita di qualche ora, alla ex compagna, è stata il solito disastro. Il 25enne è andato su tutte le furie e ha chiuso ogni comunicazione. “Il traguardo oggi sembra ancora più lontano -ha detto la madre della bimba- con l’ambasciata che ha fatto le valigie lui è l’unico che può riportarmi mia figlia, ma per me prova troppo rancore, non riusciamo a ragionare”. Eppure l’uomo ha telefonato, forse sopraffatto dalla fatica di vivere in un Paese in agitazione, nella povertà e con una bambina da accudire e sfamare. Quando il telefono è squillato, è stata la madre di Alice a rispondere. Con la donna, il 25enne si è un po’ sfogato, ha chiesto scusa e si è detto disposto a tornare in Italia. Se solo la pena che lo aspetta non fosse troppo alta. È per questo che la famiglia ha ricominciato a sperare. La sera però Kharat Mohammed ha richiamato per parlare con Alice.

“Ho cercato di tenerlo calmo -ha detto la vimercatese- ma non c’è stato niente da fare. Anche perché mi ha fatto una proposta che non posso accettare. Mi ha chiesto di raggiungerlo in Siria e di sposarlo secondo la loro legge. Solo così può diventare ‘padrone’ di sua figlia. Io però non posso pensare di trasformarla in una schiava”. La donna ha provato con proposte alternative, dicendosi disposta a ritirare le accuse laddove possibile e a dagli una mano in Italia a trovare un lavoro e una sistemazione. Tutto, pur di riavere la sua bambina. L’uomo però ha chiuso la telefonata in modo minaccioso.

“Poi ho riprovato a telefonargli da quel numero di cellulare dal quale lui ci aveva chiamate -ha raccontato la Rossini- ma ha risposto una donna, credo sia una sorella, che diceva di non sapere nulla e che quello era il suo telefono. So che non è vero, lui non vuole farsi trovare, si parla solo se lo decide lui. Però sono convinta che sia pentito e che per lui la situazione sia pesante. In Siria c’è la guerra, non c’è lavoro ed Emma è un impegno, oltre una bocca in più da sfamare”. Si conta anche su questo, nella speranza che prima o poi lo straniero si decida a riportare a casa in qualche modo la bambina. Il suo secondo compleanno è trascorso il 20 marzo senza che la madre sia riuscita a vedere neanche una fotografia. “Quando ci siamo sentiti per telefono -si è sfogata- mi ha promesso che una sere sarebbe uscito in auto per passare il confine e trovare l’allacciamento a internet. Voleva farmi vedere Emma con la webcam, ma non l’ha mai fatto”.
Valeria Pinoia