“La gente ha paura perché non sa cosa aspettarsi dal futuro.
La paura ci ha diviso, ci immobilizza e ci tiene a casa.
Il vero male in questo momento è non fare niente, essere passivi sperando che chiuderci nelle nostre tane e nei nostri circoli possa salvarci dai nostri incubi.
Noi vogliamo uscire, confrontarci, mischiarci, sporcarci e contaminarci.
Diventare dei bastardi e dei meticci.
Superare gli steccati che ci hanno diviso e ci hanno spento.
Perché nasca qualcosa di nuovo.
Perché nasca qualcosa.
Ci prendiamo le nostre responsabilità sulla cultura.
Sulla quale si fonda ogni azione dell’individuo nel corso della propria vita.
Prendiamo posizione e facciamo informazione, perché la cultura è il nostro modo di fare politica.
La cultura è politica.
Ci siamo scandalizzati per cose che abbiamo lasciato succedere.
Adesso vogliamo divertirci.
Ridare leggerezza alle azioni.
Riscoprire la bellezza.
La bellezza di vivere le cose, farle nascere.
Non subirle.”
È un manifesto, il manifesto di “Hai paura del buio?”, e rappresenta l’idea che ha convinto il leader degli Afterhours Manuel Agnelli a lanciare un appello. Nel segno della cultura. L’Italia è un paese di cultura? Di sicuro ne ha tanta, altrettanto sicuramente non sa coglierne davvero il valore. E non si tratta solo dei siti archeologici che perdono pezzi o dei festival musicali che passano la mano per via della crisi (con tante rassegne che resistono) o dei teatri che chiudono.
Si tratta di “superare gli steccati che ci hanno diviso e ci hanno spento. Perché nasca qualcosa di nuovo. Perché nasca qualcosa”, dice il cantante milanese, che in passato ha già organizzato il Tora! Tora! Festival e il progetto “Il paese è reale”. Per prendersi “le nostre responsabilità sulla cultura”.
L’appello è stato sottoscritto da una trentina di artisti, non solo musicisti, ed è diventato un festival itinerante: “Hai paura del buio? 2013 – Il festival”, con titolo preso a prestito dal lavoro degli Afterhours del 1997 votato miglior album indipendente degli ultimi vent’anni.
Tra le adesioni quelle di Daniele Silvestri, Dargen D’Amico, gli attori Antonio Rezza e Flavia Mastretta, Marta sui Tubi, Verdena, Niccolò Fabi, Teatro degli Orrori, Fuzz Orchestra, il poeta Guido Catalano, lo scrittore e poeta Marco Philopat, il performer Lorenzo Amurri, i musicisti Enrico Gabrielli e Sebastiano De Gennaro. Musica, performance, danza, teatro, slam poetry.
Tre le date: il 30 agosto a Torino, il 13 settembre all’Auditorium Parco della Musica di Roma, il 30 ottobre all’Alcatraz di Milano (30/10, Soleterre ReLoveUtion). Un solo programma ancora da svelare, quello di Milano. I cast di Torino e Roma sono qui (clicca). E non è mancato chi ha voluto sottolineare come “siano coinvolte solo grandi città”, ma per quest’anno comincia così.
Il 30 agosto debutto nell’ambito del Traffic Free Festival di Torino, che quest’anno taglia il traguardo delle dieci edizioni. Un’altra esperienza simile nata sotto la spinta di Max Casacci (non solo Subsonica), Alberto Campo e Fabrizio Gargarone. Un festival “nato per cambiare”, scrive la direzione artistica nella presentazione, e che anche quest’anno, con la nuova location ai Cantieri Ogr, “rimodula la propria identità, ferme restando due sue caratteristiche fondanti: la totale gratuità e la vocazione interdisciplinare, in cui la musica è fulcro di un più ampio ventaglio di offerta culturale”.
Ancora cultura, dunque. Nel senso etimologico di “coltivare”, ha sottolineato Casacci in un’intervista a XL. Perché possa sempre nascere qualcosa. Succederà?
Il festival ha anche una pagina facebook (qui) e l’hashtag #HPDB2013.