Già nel 2005 un caso analogo: figlio disabile ammazzò la madre

Meda – Meda non è nuova ad espisodi del genere. Era il 14 maggio 2005 quando, nella casa comunale di via Mazzini 11, al primo piano si consumava una tragedia analoga a quella accaduta questa notte. Vittima, Marinella Bartesaghi 57 anni, casalinga, già segnata dalla perdita di un figlio, tre anni prima, morto suicida. Una vicenda che aveva portato la donna alla depressione (ed era per questo seguita da una assistente domiciliare).

Con lei, nell’appartamento posto al piano superiore all’asilo nido comunale "Girotondo", c’era soltanto il primogenito, Cristiano Tagliabue, 34 anni, schizofrenico, da dieci anni in cura. Una malattia che l’aveva costretto ad abbandonare il posto di lavoro e tante passioni, come il basket. Il marito Ernesto, artigiano 61enne, e il figlio minore, Andrea 17enne, studente, impegnato in uno stage aziendale, stavano per arrivare. La donna aveva già preparato la tavola. Da qualche minuto, dopo la consueta visita, aveva richiuso l’uscio alle sue spalle l’assistente domiciliare. Per strada quest’ultima aveva incontra Ernesto e il figlio. Tra qualche istante sarebbero stati a casa. Tempo sufficiente, a Cristiano, fisico massiccio, da atleta, per avventarsi sulla madre, forse rea, ai suoi occhi malati, di sfoggiare una nuova protesi dentaria.

Le ha sferrato una violentissima serie di pugni al volto, facendola cadere a terra, esanime. Ha proseguito a colpirla, con calci violenti, finché non l’- ha vista immobile, in una pozza di sangue, con il volto, e l’odiata protesi, "cancellati", distrutti. Con le ciabatte imbrattate di sangue, ha quindi passeggiato come un ossesso per tutta la stanza (gli investigatori ne hanno avuta la prova dalle innumerevoli scie lasciate sul pavimento). Quindi si era seduto sul divano attendendo l’arrivo del padre e del fratello. L’assassino, sottoposto a fermo per omicidio volontario aggravato era stato tradotto nella casa circondariale di Monza e sottoposto a sorveglianza 24 ore su 24. Cristiano Tagliabue non era mai stato violento, ma, ciò nonostante, era stato più volte sottoposto a trattamenti sanitari obbligatori con ricoveri coatti in reparti psichiatrici di vari nosocomi della zona e al Cps di Cesano Maderno.