Il muso lungo di Lewis Hamilton, battuto da Sebastian Vettel, è la miglior fotografia della vittoria Ferrari a Melbourne nella prima gara del mondiale di formula 1. Il buon Lewis e il suo boss Toto Wolff avevano creduto di poter vincere abbastanza facilmente ma le loro previsioni sono rimaste fritte nella padella strategica di Inaki Rueda, l’ingegnere spagnolo che ha il compito di studiare quel che i piloti debbono fare durante la gara per ottenere il miglior risultato. La Ferrari ha avuto dalla sua anche la dea bendata, perché ad un certo punto l’ingresso della safety car ha consentito a Rueda di mettere in atto la strategia del “due contro uno”, in altre parole due Ferrari contro la sola Mercedes di Hamilton, visto che quella di Bottas era in retrovia a causa dell’incidente nella qualificazione di sabato. Una fortuna, anche se non c’è riprova, forse determinante come ha fatto capire lo stesso Wolff: “Con una macchina contro due non si può fare una buona strategia, pensavamo di poter avere qualcosa in più in pista, ma abbiamo visto che non è così. Dobbiamo vedere perché”.
L’ingegner Rueda ha fatto fermare al 19.mo giro Raikkonen, che era secondo attaccato ad Hamilton fin dalla partenza, lasciando Vettel in pista. Il ritiro delle Haas di Magnussen e di Grosjean hanno provocato l’accensione della virtual safety car. Ne ha approfittato Vettel che, mentre gli altri piloti era rallentati dal regolamento, è entrato e ha cambiato gomme, soft invece delle supersoft, uscendo in pista cinquanta metri davanti a Hamilton. A quel punto è cominciata la battaglia, Hamilton ha cercato più volte di avvicinarsi a portata di DRS, la Ferrari di Vettel però non è mai stata in vero pericolo perché il tedesco girando le curve molto stretto guadagnava metri per poi accelerare al massimo onde tenersi leggermente fuori portata. La vittoria di Vettel è diventata certa quando Hamilton è arrivato lungo in curva, distratto dalle manovre che era obbligato a fare per evitare pericolo di surriscaldamento del motore. La Mercedes ha fatto subito sapere che Hamilton aveva problemi con le gomme: mai i tecnici della squadra di un grande costruttore automobilistico diranno che i loro motori rischiano di rompersi. Io una mia idea: alla curva precedente, Hamilton era vicinissimo a Vettel e, visto che col DSR non riusciva a passarlo, ha pensato magari di usare il dispositivo usato per il super tempo della qualifica. Un dispositivo che, come scrivevo ieri, dipende probabilmente dagli scarichi del motore, più caldi sono più veloce è la macchina in curva. Ma un conto è utilizzare i pulsanti sul volante nel giro di lancio di una qualifica quando a guidare sei solo, un altro è usarlo quando in gara stai inseguendo il battistrada. Fare confusione è questione di un microsecondo, mandare in pappa il cambio avviene di conseguenza. Si è visto, dal replay, che Hamilton ha premuto sette volte il pulsante delle marce. Niente da fare. Ci fosse stato ancora un giro, Hamilton sarebbe stato raggiunto e superato anche da Raikkonen, terzo, e Ricciardo. “La macchina non era facile da guidare – ha spiegato Hamilton -, in qualifica aveva preso vita ma in gara non l’ho sentito completamente bene”. Non ci fosse stata la safety car, comunque, Vettel sarebbe rientrato dietro Raikkonen e la gara avrebbe avuto uno sviluppo probabilmente diverso.
Per le statistiche, l’ultima doppietta nel GP d’Australia della Ferrari risaliva al 2004 con Michael Schumacher e Rubens Barrichello. “Non siamo ancora dove vogliamo – ha spiegato Sebastian – ma possiamo migliorare. Quando sono uscito primo dalla pit lane non ho mai avuto paura di perdere. Nonostante la prestazione in qualifica, Lewis aveva bisogno di qualcosa di più per superarmi. Io avevo le gomme un pochino più fresche”. Da notare che il motorsport 2018 è cominciato bene per i colori italiani, con le vittorie della Ducati di Dovizioso nella moto GP in Qatar e la Ferrai di Vettel. Sempre per le statistiche, ciò non accadeva dal 2007, quando alla prima gara vinsero Raikkonen con la Ferrari e Stoner con la Ducati: entrambi conquistarono, poi, il titolo mondiale.
Tornando alla gara di Melbourne, voglio far rimarcare alcuni fatti .
1) Il ritorno della McLaren oggi motorizzata Renault, quinta con Fernando Alonso. Lo spagnolo (“mi ero rinfrancato dopo le qualifiche, mi sono rinfrancato di più oggi in gara”, ha detto) si è tenuto dietro il deludente Verstappen che ha fatto un testa coda che gli ha compromesso la gara.
2) La buona prestazione della Haas, fermate da errori al box nell’avvitaggio delle gomme.
3) Maurizio Arrivabene si è tolto un sassolino dalla scarpa: “Noi parliamo poco, è vero, rispetto ad altri. Ma i punti si fanno la domenica, in gara. Non al sabato,nelle qualificazioni.
4) Charles Lecrerc ha disputato una gara giudiziosa, senza cercare avventure. Come si conviene a un debuttante che non deve dimostrare niente e deve fare esperienza. Ma è comunque arrivato 13.mo davanti alla Williams di Stroll.
5) Bottas commette troppi errori e sta compromettendo la sua permanenza in Mercedes. Su di lui incombe l’ombra di Pascal Wehrlein, il gioiellino tedesco terzo pilota della Stella, prestato nel 2016 alla Manor e nel 2017 alla Sauber.