Le squadre di formula 1 hanno un nutrito gruppo di strateghi che lavorano in pista e (molti di più) in sede, per quel che riguarda la Ferrari nella Gestione sportiva di Maranello. Questi tecnici, secondo per secondo, calcolano in base ai dati della corsa, le migliori strategie per i piloti. Il finalizzatore, cioè il capo che sta in pista, sceglie quella che ritiene la più vantaggiosa. Il finalizzatore della Ferrari è l’ingegnere spagnolo Inaki Rueda, un tecnico assunto dalla Lotus che ha lavorato con Alonso, Kubica e Raikkonen. Se dovessi scommettere un euro su come è nata la strategia vincente della Ferrari, lo punterei secondo questa mia convinzione. Avendo due piloti a ridosso di Hamilton nella qualificazione, per via dell’incidente a Bottas finito in quindicesima posizione di partenza per aver anche sostituito il cambio, e dubitando che il tempone dell’inglese della Mercedes in qualifica potesse essere ripetuto con continuità in corsa, Rueda deve aver pensato pressappoco così: al via, Raikkonen manterrà la sua posizione dietro ad Hamilton mettendogli tutta la pressione possibile, Vettel seguirà.
Al diciottesimo comincio a dire a Kimi di rientrare, siccome tutte le squadre sentono tutti, la Mercedes ordinerà al suo pilota in testa di rientrare a cambiare per uscire davanti a Raikkonen. Lo deve fare per forza, perché in caso di qualche inconveniente in pista, se Hamilton non rientra a cambiare le gomme perde la gara. Rientrati i due battistrada se i tempi sul giro di Vettel me lo consentono, lo tengo fuori sei giri in più per farlo arrivare, con le stesse gomme di Hamilton, fino al traguardo con coperture più fresche di quelle della Mercedes. Poi gli avvenimenti della corsa decideranno l’ordine di arrivo. Se poi succede qualcosa, tipo una safety car, allora vinciamo.
Una trappola vera e propria, che è scattata al 19mo giro col risultato che sappiamo, il massimo, soprattutto perché Vettel ha potuto usufruire di una virtual safety car proprio nel momento cruciale della corsa. In più, Vettel ci ha messo del suo entrando in corsia box per il cambio ha accelerato al massimo sino alla linea bianca che segnala l’inizio del limite di velocità, guadagnando qualche decimo di secondo prezioso. Kimi Raikkonen si dev’essere accorto della strategia Ferrari solo dopo essersi fermato, quando dal muretto gli è arrivato un avviso: «Kimi, abbiamo bisogno di un po’ più di ritmo, Sebastian sta girando in 1’28”5». Risposta: «Non si è ancora fermato?». Il muretto: «Non ancora». E Kimi: «Cazzo, me lo dici adesso!? Prima mi dici che non hai fretta? Non fottetemi con queste cose». Poi a bocce ferme, anche pensando che dal suo comportamento potrà dipendere un altro anno di ingaggio in Ferrari, Raikkonen ha postato la sua foto con la coppa del terzo posto e la scritta: «Ok». Ma penso che la Ferrari non potrà più usarlo, come esca, sul metro di Melbourne 2018.