I tifosi della Ferrari saranno rimasti di stucco, e io con loro. Vedere, alla prima gara del mondiale 2019, le Mercedes dominare e le Rosse, a fine gara, arrancare dietro a quasi un minuto di distacco la gente non se lo aspettava di certo. E gli avversari, stupiti, lo stesso. Eppure Merlbourne ha dato alcune prime indicazioni interessanti.
La prima. Valtteri Bottas ha smesso di fare lo scudiero e ha deciso di giocarsi, in questa stagione, le proprie carte anche contro un cinque volte campione del mondo, come Lewis Hamilton. Al via del gran premio è scattato come una furia sorprendendo Hamilton, staccandolo e frastornandolo sino alla bandiera a scacchi con un samba indiavolato, che lo ha portato a vincere e anche a conquistare il punto assegnato al pilota autore del giro più veloce, per il finlandese il penultimo di gara.
La Mercedes, che aveva messo a nudo qualche difficoltà nei test precampionato, non ha avuto problemi, sfruttando al meglio le gomme di partenza soft C5 (rosse) con Bottas che prima del pit stop girava più veloce degli avversari che si erano fermati e avevano montato gomme medie C4 (gialle) nuove. È vero che siamo solo alla prima gara e che il circuito cittadino di Melbourne è molto particolare (Hamilton vi ha conquistato 8 pole ma solo due vittorie) e chi vince il GP d’Australia di solito non vince il mondiale; ma è anche vero che la squadra tedesca, il cui rappresentanti si sono detti stupiti della facilità della vittoria, ha mezzi economici e tecnici per essere grandi protagonisti anche sulle piste vere, a cominciare dalla prossima, il Barhein.
La seconda. La Ferrari ha cominciato bene la gara, Vettel dietro a Bottas e Hamilton, tutti insieme. Leclerc dietro a Vettel con Verstappen che perdeva decimi. Mattia Binotto, prima dell’inizio del mondiale, aveva detto che la Ferrari intendeva cominciare un ciclo. Dopo i test preliminari di Barcellona, la Ferrari era uscita con la convinzione che a Melbourne la pole sarebbe stata una questione fra Vettel e Leclerc. Invece sin dalle libere del GP d’Australia, la Ferrari si è trovata in difficoltà e in corsa ha denunciato problemi di ritmo quando Vettel ha montato le gomme medie C4. Perché dopo il cambio gomme, la Ferrari di Vettel ha cominciato a perdere terreno sino a venir superata, alla fine dalla Red Bull di Verstappen finita sul podio. Vettel ha ammesso di non aver capito i problemi della macchina, che probabilmente sono legati alla perfetta comprensione di come lavorano le nuove gomme Pirelli. E Leclerc ha detto che la macchina l’ha sentita bene quando ha montato le gomme dure C3 (bianche). Questo potrebbe avvalorare la tesi della comprensione del prodotto Pirelli che, forse, alla Ferrari è stato trattato come fosse quello dell’anno scorso mentre in realtà è composto da pneumatici molto diversi. Stesso dubbio lo ha avuto anche il rappresentante della Pirelli. La Ferrari, a quattro giri dalla fine avrebbe potuto chiamare al box Leclerc e fargli montare gomme rosse per cercare di battere il tempo sul giro. In quel momento, Leclerc era quinto e aveva 34 secondi sulla Haas di Magnussen: un pit stop per cercare di prendere un punto in più nelle classifiche iridate non avrebbe comportato arretramenti.
La Ferrari, come ha spiegato lo stesso Leclerc, ha preferito non tentare per evitare qualunque tipo di rischio. Il punto forte di Leclerc è stata la partenza, quando ha superato di slancio Verstappen e ha attaccato Vettel. Punto forte e intelligenza perché quando il giovane Charles ha capito di non dover rischiare ha lasciato che il “capitano” gli transitasse davanti alla prima curva. La cosa che non mi è piaciuta, alla prima gara, è stato l’ordine di scuderia di restare dietro a Vettel: non rifare gli stessi errori della passata gestione dovrebbe essere imperativo per la nuova!
La terza. Il motore Honda, montato sulla Red Bull di Verstappen, è diventato finalmente affidabile e ha conquistato il primo podio dell’era moderna della formula 1. È stato aiutato dall’incomprensibile, per ora, poca competitività della Ferrari, ma sicuramente il giovane pilota olandese ha disputato, com’è sua abitudine, una corsa di grande spessore. Verstappen non ha cessato di attaccare Hamilton per la seconda posizione neppure quando il box gli ha comunicato il “final lap”. Segno di un carattere eccezionale che sta maturandosi con al consapevolezza di non dover cercare avventure estreme. Nel sorpasso di Vettel non ha dimostrato incertezze. Solo in partenza è stato “bruciato” da Leclerc: ed è stato l’unico neo di una bellissima gara.
La quarta. L’ottavo posto di Kimi Raikkonen con l’Alfa Racing è foriero di buone speranze. I telai Sauber non sono ancora all’altezza di quelli Haas, ma lo stesso motore Ferrari consente prestazioni notevoli, Lavorando in simbiosi con Maranello, anche l’Alfa Racing potrà dire qualcosa nella lotta per il quarto posto nella classifica costruttori. Un po’ di delusione per Antonio Giovinazzi, di cui ho apprezzato le lotte con Gasly. Ha avuto la meglio l’esperienza della francese dotato di una Red Bull per ora sicuramente superiore all’Alfa.
Fra due settimane si passerà in Barhein per la seconda gara stagionale. Da quella corsa, che si disputa su un circuito molto tecnico, sapremo qualcosa in più. Magari anche se la vittoria in Australia è per Bottas la classica rondine che non fa primavera, e se la Ferrari sarà viva oppure sarà costretta di nuovo a inseguire.