Se c’era un modo per regalare il G.P. d’Italia a Lewis Hamilton, la Ferrari e Sebastian Vettel l’hanno trovato giusto fra il via e la prima variante. La tattica giusta, col Mondiale in ballo, sarebbe stata quella di far passare Vettel in testa alla prima variante e poi dedicare il lavoro di Raikkonen a rallentare Hamilton. Invece no, Kimi ha fatto una staccatona alla prima variante, Sebastian si è dovuto accodare con Lewis dietro. Ma l’inglese sa che per avere almeno una chance di vittoria doveva superare il tedesco della Ferrari e ha cercato di farlo subito, all’uscita della Roggia. Hamilton ha sperato anche che Vettel commettesse un errore, cosa già capitata nelle gare passate di questo mondiale. La fortuna aiuta gli audaci: il campione del mondo in carica ha attaccato, Vettel ha risposto con una manovra scellerata, perché è andato a toccare la Mercedes e si è girato. Hamilton è innocente, perché attaccando lo aveva fatto correttamente, lasciando spazio al rivale. L’investigazione dei commissari dura cinque minuti e la sentenza è, giustamente, ampiamente assolutoria per l’inglese.
Inconcepibile: dopo neppure un chilometro, Vettel era già fuori causa per la vittoria e con un bel po’ di posizioni da recuperare quando, sostituito il musetto e cambiate le gomme da supersoft e soft è ripartito dai box in diciottesima posizione.
A nulla è valsa la bella gara di Raikkonen, chiamato forse un po’ presto al cambio gomme rispetto ad Hamilton. Cosicché quando c’è stato da battagliare per la vittoria le gomme della Mercedes erano più fresche di quelle della Ferrari, con le posteriori piene di blister. La resistenza di Kimi è stata da gran pilota ma quando la Mercedes, dopo i pit stop dei suoi piloti, lo ha messo nel “panino”, Bottas davanti e Hamilton a inseguire, il ferrarista alla fine ha dovuto arrendersi e Hamilton ha vinto. Con merito, con fortuna e con dabbenaggine del rivale che col quarto posto (grazie anche agli errori di Verstappen punito con una penalità di 5 secondi per un paio di scorrettezze su Bottas) vede aumentare il proprio disavanzo in classifica. Da una possibile “doppietta” a una cocente sconfitta. E a sette gare dalla fine buttare nel wc una vittoria può significare se non aver perso il mondiale averlo seriamente compromesso: recuperare 30 punti ad Hamilton sarà difficilissimo per un pilota così emotivo e sensibile alla pressione come Vettel.
La Ferrari, dicevo, ha sbagliato. E mi è venuta anche un pensiero cattivo: che Kimi abbia avuto via libera in partenza di gara per dimostrare che confermandolo la Ferrari sarebbe un buon affare e, in più, contenterebbe Vettel che pare non gradire avere in squadra un giovane rampante e veloce come Charles Leclerc.
Quando criticavamo la squadra, Enzo Ferrari ci chiamava “ingegneri del lunedì”. Ma anche il Grande Vecchio non avrebbe potuto darci torto sul fatto che il muretto della Ferrari ha adottato una tattica sbagliata. Il lunedì Ferrari convocava i responsabili della squadra per analizzare la corsa della domenica. Se fosse vivo e uno dei suoi meeting fosse in programma domani, il Drake non risparmierebbe i propri fulmini. E forse qualche testa cadrebbe. Ma Enzo Ferrari non c’è più e di teste in Ferrari oggi ne cadono davvero poche.