Era disperso in Russia con l’ArmirSulbiate ha ritrovato Pietro Biella

Era disperso in Russia con l’ArmirSulbiate ha ritrovato Pietro Biella

Sulbiate – È una storia che comincia con la fine. Pietro Biella è un soldato del secondo reggimento del corpo artiglieria. È nato a Sulbiate, il 15 ottobre del 1915. Richiamato alle armi durante la seconda Guerra mondiale è disperso in Russia e dichiarato morto il 30 gennaio del 1943. Non un corpo da piangere, non un ricordo da conservare. Fino all’estate scorsa.

Antonio Respighi è un alpino del gruppo di Abbiategrasso. Insieme alla moglie, con altri otto camper, durante la bella stagione del 2009 parte per la Russia, per visitare i luoghi della campagna italiana. Il 29 luglio, il destino lo accompagna a Miciurisk. È una provincia russa a trecentosettanta chilometri da Mosca. Il suo nome, insieme a quello di Tambov è tristemente noto per due importanti campi di prigionia dove nel 1943 sono morti rispettivamente 4344 e 8127 soldati italiani, oltre a diverse migliaia durante i trasferimenti.

Qui decidono di pernottare, avendo perso la strada per il campo di prigionia di Uciostoje. «Si presentò allora – racconta Respighi – un giovane uomo che per la difficoltà di lingua non fu compreso e quasi allontanato pensando ci volesse importunare. Mia moglie, che parla russo, capì invece che quel giovane parlava di qualcosa riguardante i soldati italiani». Confida di possedere diversi oggetti della seconda guerra mondiale e in particolare le piastrine di molti soldati italiani. Nonostante un primo rifiuto, convinto dopo lunghe trattative il giovane mostra una vecchia gavetta, piena di piastrine. Tornato in patria, con l’aiuto del gruppo alpini, Respighi comincia a contattare le famiglie dei soldati dispersi per restituire loro le medagliette.

Domenica a Sulbiate, durante le celebrazioni per il 25 aprile, alle 11.15 il sindaco Maurizio Stucchi scoprirà una lapide dedicata a Pietro Biella e consegnerà ai familiari la sua piastrina. Tutti i sulbiatesi che possiedono ricordi di guerra o della loro leva militare (berretti, mostrine, medaglie) sono stati invitati a indossarle.

«È stata una notizia che ci ha davvero emozionati – racconta Costantino Cavenago, parente di Pietro Biella – soprattutto davanti all’immagine della piastrina, così logorata, che rappresenta il sacrificio di tanti soldati italiani». Nelle ultime settimane, Cavenago ha raccolto tutte le testimonianze che è riuscito a trovare in paese – «Nonostante siano ormai passati sessantasette anni» – e presso il ministero della Difesa, per ricostruire la storia di Pietro Biella e consegnarla, in un fascicolo che contiene tutti i documenti e le foto, ai nipoti. «È giusto che la memoria del loro esempio non vada perduta», conclude Costantino Cavenago.
Letizia Rossi