Aveva solo 26 settimane e poco più quando è venuta al mondo: pesava 577 grammi ed era così fragile che la sua mamma e il suo papà, Alessia e Marco Passoni, (lui nato e cresciuto a Monza, oggi residente con la famiglia a Bernate, Arcore) per una settimana non hanno avuto neppure la forza di toccarla. Quella che invece non è mai mancata a Cristina, sin dai primi istanti, è stata la gran voglia di vivere. Una forza che già nella pancia della sua mamma, l’ha trattenuta qui. A dispetto di ogni previsione. Contro ogni statistica.
Era il mese di luglio del 2009. Cristina, inchiodata da una gravidanza complicata di mamma Alessia a una nascita troppo prematura, al 90% portatrice di cecità, sordità e problemi motori, oggi è invece una bionda e bella bambina di 8 anni, che con il suo sorriso campeggia sui manifesti di una campagna che in questi giorni invita a dare un contributo al numero solidale 45580, proprio in aiuto di altri bimbi prematuri. Perché la sua storia è diventata speranza per molti.
È giugno 2009 quando mamma Alessia viene ricoverata all’ospedale di Vimercate perché la gravidanza non procede come sperato. Dopo due ricoveri, la donna viene portata d’urgenza all’Ospedale Buzzi di Milano. Il 18 giugno papà Marco è al lavoro, alla sua bancarella in uno dei mercati in Brianza. Al telefono la voce della moglie è rotta dal pianto. E lui vola in ospedale. Marito e moglie si ritrovano in una stanza asettica: davanti a loro una decina tra medici, ostetriche e infermieri. È evidente che la situazione è grave. La bambina verrà fatta nascere il giorno dopo: siamo alla 24esima settimana, più 5 giorni. E la prospettiva di disabilità è di fatto certa.
«Piangi, urli, non ci credi, ti arrabbi – ricordano ancora oggi con dolore Alessia e Marco – Poi ti dicono che in una notte devi decidere». Alla fine la coppia sceglie di non far nascere la piccola. Ma in ogni caso non ci sarebbero speranze: «I medici – ricorda la coppia – ci dicono che il feto morirà da solo, perché per i problemi di mamma Alessia non potrà nutrirsi a lungo».
Ma Cristina vuole vivere. Mamma e papà lottano, e pregano, con lei. Contro ogni previsione si arriva alla 26esima settimana. Siamo a fine giugno. Il rischio di disabilità c’è, pur più ridotto: ora la piccola non può più aspettare. Nasce una vita di 577 grammi e neppure 30 centimetri di lunghezza: una bambina piccolissima, con il cuore fragile, che non riesce nemmeno a respirare da sola. Cristina non è ancora pronta a vivere, ma si aggrappa alla vita con tutte le sue forze; con l’aiuto prezioso dei medici e delle strumentazioni disponibili. Con tutto l’amore di mamma e papà.
La bimba trascorre tre mesi in incubatrice, con Alessia e Marco che, senza perdere per un attimo la speranza, la osservano attraverso un vetro, facendo turni impossibili pur di non lasciarla mai. Oggi che tutti e tre se ne vanno serenamente in viaggio con il camper (una vera passione per la famiglia, ndr) papà Marco scherza: «Ho sempre considerato quell’incubatrice il primo vero camper di mia figlia». Per lei, così piccina e fragile, quei tre mesi sono giorni di diagnosi, accertamenti, cure, terapie ed interventi: la lotta per la vita è grande. Per tutti e tre.
Ma nessuno molla il colpo. Poi ecco che arriva il passaggio alla culla normale, a una prima parvenza di normalità, con la marsupio terapia, un contatto pelle a pelle tra i piccoli e i genitori. «Ricordo ancora – dice Alessia con emozione – quando è stata tolta dalla terapia intensiva. Prima la guardi ed è come osservare un quadro. Poi ti viene messa addosso, senti il suo battito e il tuo cuore».
Qui inizia la seconda vita di Cristina, che oggi è una bellissima bambina, vitale e allegra, che va a cavallo e vince pure premi, senza alcun segno della sofferta gravidanza di mamma e della sua nascita prematura.
Il 45580 è il numero solidale che sino al 28 aprile permette a tutti di aiutare l’associazione Obm – Ospedale dei bambini Milano Buzzi onlus. L’obiettivo della campagna è quello di acquistare una culla termoregolata di ultima generazione, destinata ad accogliere i piccoli neonati prematuri che pesano meno di un chilo, durante le prime settimane di cura e sopravvivenza. Sono 40mila i nati pretermine ogni anno in Italia. L’Associazione Obm nasce nel 2004 da un gruppo di professionisti con la volontà di affiancare il personale dell’ospedale. Lo scopo primario è quello di stare accanto alle donne, ai bambini e alle famiglie che si rivolgono all’ospedale, e accompagnarli verso una cura più serena, in un ambiente a loro misura, avvalendosi di eccellenze sanitarie e innovazione tecnologica. Lo stesso accompagnamento amorevole riservato anche Marco e Alessia che, ancora oggi, non smettono di ringraziare quei volti divenuti familiari che li hanno guidati nei mesi più difficili, quelli della sfida per la vita di Cristina.E li ringraziano anche così: con la loro testimonianza.