Con la Protezione civile in EmiliaTra le tende del dopo terremoto

A San Giacomo delle Segnate le strade sono deserte: il normale via vai del paese del mantovano, scosso dal terremoto del 20 maggio, è concentrato attorno al campo sportivo dove la Protezione civile ha montato la tendopoli per gli sfollati, gestita dai diversi gruppi provinciali, che effettuano turni di una settimana.
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Monza – A San Giacomo delle Segnate le strade sono deserte: il normale via vai del paese del mantovano, scosso dal terremoto del 20 maggio, è concentrato attorno al campo sportivo dove la Protezione civile ha montato la tendopoli per gli sfollati, gestita dai diversi gruppi provinciali, che effettuano turni di una settimana. Sabato pomeriggio sono rientrati in Brianza i 39 volontari di Monza e dintorni che, coordinati da Mario Recalcati, hanno praticamente rivoltato l’accampamento. In sette giorni hanno messo in sicurezza tutti gli impianti, hanno sanificato i bagni chimici, hanno perfezionato gli scavi fognari e, cosa fondamentale, hanno portato una ventata di allegria nella piccola comunità.

La tendopoli di San Giacomo ha una particolarità rispetto a quelle che i volontari hanno gestito in occasione di altri terremoti: è un villaggio interetnico in cui 133 dei 187 sfollati sono stranieri. Tra loro ci sono parecchi cinesi e poi marocchini, serbi, romeni e croati. Gli italiani sono perlopiù anziani: 40 hanno tra i 65 e gli 80 anni, 21 superano gli 85. Tutti, spiegano i volontari brianzoli, hanno paura a rientrare a casa: le scosse non danno tregua e tanti faticano a dormire.

Tra le tende, però, si riesce anche a far festa, per dimenticare il terrore. La sera i cancelli si aprono al resto della popolazione per i concerti e i momenti di animazione perché la vita deve continuare. Lo dimostra l’ambulanza pronta a portare in ospedale una giovane cinese: avrebbe dovuto partorire quattro giorni fa, ma il bambino pare non avere nessuna fretta.
Monica Bonalumi