Monza – Non si smette mai d’imparare: sulla soglia dei settanta, dopo mezzo secolo di marciapiede tra giornali e tv, riesco ancora a emozionarmi, a lasciarmi coinvolgere dal sentimento, soprattutto se in ballo c’è il “mio” Monza. E così due settimane fa ho aperto questo spazio privilegiato – tale lo considero, è una liberissima tribuna di opinioni – con un trionfale “habemus papam”, a significare che finalmente il conclave laico aveva partorito il nuovo proprietario del club, ponendo così fine a una crisi che pareva senza fine e soprattutto senza via d’uscita. Troppo presto ho cantato vittoria, ma garantisco ai miei quarantotto affezionati lettori che per suonare le trombe avevo le mie brave ragioni: le fonti d’informazione cui attingo – affidabili quanto discrete -, in mancanza di prese di posizione ufficiali, univoche confermavano che l’accordo Martin-Colonna era ormai a un passo dal concludersi.
Euforico, ho provveduto a condividere con voi che settimanalmente mi seguite il sospirone di sollievo per lo scampato pericolo, sapete di cosa parlo, perché l’alternativa rimane quella drammatica del fallimento. In sostanza, non vi ho contato bubbole, la legale rappresentante di Clarence Seedorf e il re dei parcheggi erano arrivati a un testa a testa che sembrava preludere all’accordo finale. Lo scoglio immediato da superare consisteva nell’urgenza di procedere a una ricapitalizzazione nell’ordine dei cinquecentomila euro, per far fronte al pagamento degli stipendi ai tesserati relativo al trimestre settembre-ottobrenovembre. Pareva si fosse raggiunto un accordo di compromesso tra le parti, diciamo il venditore (Seedorf ) e l’acquirente (Colonna, che corre da solo perché strada facendo ha perso qualche possibile compagno d’avventura).
Quei soldini sarebbero dovuti confluire su un conto corrente che però non risulta esserne stato onorato. A chi toccava l’onore e l’ònere? Sta di fatto che a questo punto la trattativa si è arenata, giusto quando sembrava lì lì per andare in porto e a Monzello s’era diffusa una legittima, euforica aspettativa. E adesso? Adesso la figura centrale torna a essere Carlo Augusto Prada, che di mestiere fa il liquidatore fallimentare, detto brutalmente. C’è da sperare che riprenda il dialogo Martin-Colonna e se ne venga a una.
Intanto Clarence è volato di nuovo in Brasile, ma c’è da scommettere che a breve tornerà qui, sul luogo del delitto. Chi lo conosce bene sostiene che il ragazzo è troppo pieno di sé per ammettere il suo personale fallimento a Monza, che è molto seccato per il danno d’immagine patito, tant’è che vorrebbe mantenere in ogni caso una quota azionaria di minoranza nell’eventuale nuovo Consiglio d’amministrazione.
In una letterina inviata a Babbo Natale un tifoso biancorosso chiede in dono d’essere liberato della presenza di Seedorf, vada a far danni altrove, magari a Milanello dove troverebbe pane per i suoi denti. Ecco, questi sono gli umori.
Giancarlo Besana