Bovisio Masciago – Non ricevono lo stipendio da quattro mesi e non sanno cosa succederà dopo il 31 marzo, quando scadrà la cassa integrazione ordinaria. E’ pieno di punti interrogativi il futuro dei sedici dipendenti della Lombarda Scavi, azienda di movimento terra con sede nella zona industriale di Bovisio. Per rendere pubblica la loro condizione di disagio, che non è stata alleviata neanche dagli ammortizzatori sociali poiché la proprietà non ha ancora versato neanche un euro, nella mattinata di martedì gli operai hanno organizzato un presidio fuori dal capannone di via Fermi 25, dove però non c’è più traccia né dei titolari né di gran parte dei mezzi di lavoro.
Questa latitanza allarma non poco i lavoratori. “Molti – spiega Luigi Di Roberto, rappresentante sindacale interno – lavorano qui da 30 anni, ma non è stata spesa neanche una parola per farci sapere quali sono le loro reali intenzioni. I titolari continuano a fare i loro interessi e i loro comodi, lavorando di nascosto e tenendoci all’oscuro di tutto. Non sappiamo che fine faremo. Siamo qua alla loro mercé, in attesa che ci facciano sapere qualcosa, anche perché loro dicevano che l’azienda era come una famiglia e che noi eravamo come dei figli”. La crisi occupazionale, iniziata durante le vacanze di Natale, sembrava dovesse essere una cosa passeggera, dovuta ad una momentanea mancanza di liquidità, ma ora i dipendenti sono preoccupati perché, nonostante il pagamento di importanti commesse, la situazione non si è sbloccata.
“La cassa integrazione ordinaria – dichiara Francesco Burgio, sindacalista della Fillea Cgil – scade a fine mese. I titolari ci devono dire se intendono attivare la cassa integrazione straordinaria per un anno, se ci sarà una continuità lavorativa o se si va verso la liquidazione”. Risposte difficili da dare in questo momento anche perché il futuro dell’azienda dipende dai pagamenti altrui. “Se rientra il 30% dei crediti che vantiamo – spiega Lucio Ceccarello, amministratore della Lombarda scavi – riusciamo a ripartire. Per il nuovo ospedale di Garbagnate abbiamo lavorato quasi gratis e da novembre non portiamo a casa lo stato avanzamento lavori di una fattura. Non appena arriveranno i primi soldi pagheremo gli operai. Non capisco il loro comportamento. Dovevano avere pazienza perché i loro stipendi sono sempre arrivati e ci siamo esposti noi titolari pur di non lasciarli a casa. E’ un anno che lavoriamo in condizioni disperate perché le aziende non ci pagano”.
Fabio Cavallari