Bernareggio – Non si fermano le reazioni alle parole pronunciate nella giornata di domenica dal vicesindaco di Bernareggio, il leghista Stefano Tornaghi. Parole pronunciate dopo il femminicidio di Antonia Stanghellini, madre 47enne di tre ragazzi, che risiedeva in paese in via Monte Grappa. A toglierle la vita è stato Mustafà Hashuani, con tre coltellate, che si è poi costituito. E proprio a partire da questa vicenda, Tornaghi si era detto contrario alle relazioni stabili tra donne italiane e «individui con storie personali diverse dalle nostre». Oppure ancora che fatti come questi lasciano intendere che «non ci può essere integrazione al cento per cento».
Lunedì la ridda di polemiche non si è ancora placata. Infatti la minoranza di Con Bernareggio, in un comunicato, ha chiesto ufficialmente le dimissioni di Tornaghi dalla carica di vicesindaco. Sulla questione il primo cittadino Emilio Biella ha detto che «tutto è possibile». Ma anche all’interno della giunta stessa giunta, targata Pdl-Lega, si sono levate voci di protesta. L’assessore al bilancio, Cinzia Longhi, unica donna dell’esecutivo locale, così si è espressa: «Sono affermazioni di una gravità inaudita per le quali l’unico responsabile è solo Tornaghi – ha detto – personalmente, insieme alla consigliera Greta Marchesi, farò di tutto per stare vicina agli orfani». Anche il sindaco Emilio Biella si è dissociato con energia dalle parole del suo vice. Anche la senatrice bernareggese Emanuela Baio si è espressa sul caso: «Basta con questo stillicidio, tutti devono fare la loro parte, compresi i vicini di casa. E la scuola».
Il circo mediatico nazionale si è subito avvicinato alla storia di Antonia e Moustafà. Infatti le telecamere della Rai, e di altre emittenti nazionali, si sono portate in paese per raccogliere le dichiarazioni dell’amministrazione e del parroco don Luca Raimondi: «Mi hanno appena intervistato per la “Vita in diretta” di questo pomeriggio – ha fatto sapere – Ho cercato di dare il mio contributo ad una vicenda che chiede più silenzio e riflessione nel rispetto di chi soffre». Don Luca si era espresso contro il razzismo e contro la volontà di etichettare la vicenda come “azione tipica” di una cultura o di una nazione.