Monza – Con un articolo sui piani sovrapposti tra filosofia, scienza e fede, ha conquistato il consenso della severa e prestigiosa giuria composta da Lorenzo Ornaghi – rettore dell’Università Cattolica di Milano -, dal professor Vittorio Possenti – docente della facoltà di Filosofia Politica dell’Università Ca’ Foscari di Venezia -, dalla professoressa Bianca Osculati – docente della Facoltà di Scienze dell’Università di Genova, dall’ingegner Giuseppe Locati e dal dottor Alberto Paleari, presidente del Lions Club Monza Host. E’ andata a Giacomo Foglietta di Forlimpopoli la seconda edizione del Premio Giuseppe Locati, promosso dal noto ingegnere monzese membro del Lions Club Monza Host e la cui cerimonia di premiazione si è svolta mercoledì pomeriggio presso la sede di Confindustria in via Petrarca.
Un assegno di 5mila euro destinato al vincitore del concorso con la realizzazione di una tesi di una trentina di pagine in cui lo studente esponeva un ragionamento sul rapporto tra filosofia, scienza e fede. Grande la soddisfazione del vincitore che, timido in prima fila con libro alla mano, si è subito sciolto una volta presa la parola dimostrando una grande padronanza e dimestichezza di linguaggio e di argomentazione quando si trattava di parlare di grandi sistemi. Un ragazzo di 32 anni che laureato in Storia con indirizzo orientale e dopo un master in Comunicazione delle Scienze, ora lavora come segretario e coordinatore dell’associazione culturale “Nuova civiltà delle macchine”, realtà che si occupa di rapporti tra cultura umanistica e scientifica.
Un lavoro intenso e profondo, così come grande anche la gioia per l’assegno conquistato ricordando l’importanza del valore del denaro in un tempo di crisi economica ed occupazionale, soprattutto tra i suoi coetanei. Grande anche la soddisfazione degli organizzatori e soprattutto del suo promotore, l’ingegner Locati che ha elogiato il livello degli undici elaborati giunti in redazione e in particolare di quella del vincitore che ha confidato di aver dovuto leggere ben due volte vista la profondità e complessità.
Barbara Apicella