Accumulo di animali in casaIn Brianza cresce la malattia

In genere anziani, specie donne, che soffrono di solitudine, diventano degli accumulatori di animali in casa. Si comincia con un piccolo randagio e poi la situazione degenera: tanti cani o gatti in poco spazio, con scarso cibo e zero igiene. L'Enpa lancia l'allarme.
Accumulo di animali in casaIn Brianza cresce la malattia

Monza – Può l’amore per gli animali degenerare fino a diventare una vera patologia? La risposta è sì e ha anche un nome. «Animal hoarding»: così negli Stati Uniti hanno chiamato questo fenomeno riconosciuto come vera e propria malattia che porta ad una particolare forma di accaparramento o accumulo compulsivo. In Italiano si traduce come disposofobia (cioè la paura di disfarsi di qualcosa), le vittime sono persone con la mania dell’accumulo, in particolare di animali, generalmente gatti o cani ma anche uccelli.

In genere tutto comincia con la classica buona azione, cioè la raccolta di un animale randagio per strada o l’adozione presso un canile, e continua con l’ingresso di ogni animale che si incontra, senza preoccuparsi che abbia o meno un padrone e soprattutto se si è in grado di accudirlo. In poco tempo la casa di un animal hoarder diventa un luogo privo di qualsiasi norma igienica: gli animali «accumulati» finiscono per riempire ogni angolo della casa. Con gli animali si accumulano anche rifiuti o escrementi.

«Gli animali- proseguono all’Enpa- non vengono vaccinati né sterilizzati con la conseguenza di un aumento esponenziale della popolazione. L’alimentazione è il più delle volte insufficiente, il rapporto affettivo quasi sempre assente e alcuni di loro addirittura muoiono di stenti».
Nonostante le difficoltà nella mente di queste persone disfarsi dei propri animali è un pensiero del tutto inaccettabile. Non si tratta di un maltrattamento deliberato, quanto di un vero e proprio disturbo mentale che come tale va curato senza però dimenticare il benessere degli animali.

I casi di animal hoarder anche in Brianza sono in crescita. «Solo negli ultimi due anni – conclude Riva – ENPA è dovuta intervenire per risolvere situazioni aberranti giunte ormai oltre ogni limite di decenza igienica e ambientale, ma soprattutto in grado di causare negli animali un gravissimo malessere fisico e psichico». L’ultimo intervento è stato quello effettuato a Lissone ai primi di agosto. In una soffitta una signora deteneva 23 gatti senza alcuna possibilità di uscita in condizioni ambientali inaccettabili. L’animal hoarder è quasi sempre una persona anziana, più spesso donna, con problemi di solitudine e di disagio sociale. Il modo più sbagliato di aiutare un animal hoarder è quello di assecondare la sua mania. La soluzione efficace sta nell’allontanarlo drasticamente da tutti gli animali, segnalando la situazione alle autorità , perchè abbia un concreto sostegno psicologico.
Rosella Redaelli