L’editoriale del direttore: tifoserie e manicheismo anche sulla Palestina. È davvero il sonno della ragione

Non esistono più differenti posizioni, più o meno ragionevoli, esistono solo (e in senso assoluto) il bene e il male, quest’ultimo incarnato dal nemico pubblico di turno.
Cristiano Puglisi
Cristiano Puglisi

Per inclinazione personale, quando devo scegliere da che parte stare in una contesa, tendo a selezionare sempre quella più debole. Ecco perché il popolo della Palestina, povero e privo di una sua patria, mi ha sempre fatto molta simpatia. Certo, da questo a giustificare il tremendo attacco che Hamas, organizzazione che detiene il controllo politico della Striscia di Gaza, ha sferrato contro Israele all’inizio di questo mese di ottobre, ce ne corre. La guerra è sempre e solo un errore (e un orrore).

Tuttavia è impossibile non notare come l’informazione e la politica italiana, come purtroppo avviene sempre più frequentemente, anche nel caso di questo conflitto, tra la ricerca della verità e del dialogo e la tifoseria più spinta abbiano scelto quest’ultima. Un atteggiamento manicheo che, del resto, vediamo replicarsi puntualmente in ogni dibattito: da quello sulla crisi in Ucraina fino ai vaccini Covid.

Non esistono più differenti posizioni, più o meno ragionevoli, esistono solo (e in senso assoluto) il bene e il male, quest’ultimo incarnato dal nemico pubblico di turno: il “no-vax”, il “filo-russo”, il “filo-palestinese” e via dicendo. Il dialogo non esiste più, sostituito dai “due minuti d’odio” di orwelliana memoria. A eclissarsi, così, non è solo la libertà di opinione, ma anche la ragione. E quando questa dorme, come tutti sanno, nascono mostri.