Ricordo di Gianni Arde, l’artista che dipinse in astratto la terra di Lombardia

Uno sguardo al corpus del seregnese nato nel 1937 e scomparso 70 anni dopo: l'opera, gli incontri, le prospettive.
Gianni Arde
Gianni Arde

Ho tra le mani decine di cataloghi di mostre di Gianni Arde (1937-2007), un nome significativo dell’arte contemporanea lombarda e brianzola; cataloghi di mostre che spaziano dagli anni Sessanta ai nostri giorni, dalla galleria Falchi di Milano a Il Traghetto di Venezia, dalla Galleria Cascina di Lugano alla Galleria Civica di Lissone, fino alla storica galleria San Fedele di Milano; raccontano e documentano decine e decine di mostre di un artista  con un percorso serio e ardito che ha vissuto la storia e le storie del suo tempo scandito fra arte informale e arte astratta.

Tutti gli articoli di Carlo Franza

Ebbene, ancora oggi di Gianni Arde ne mantengo un bellissimo ricordo, umano e artistico. Gianni Arde (Arde sta per Ardemagni suo vero cognome) nasce nel 1937 a Seregno. L’interesse suo per l’arte possiamo datarlo al 1970, e da allora la sua attività si è sviluppata nel campo della pittura, dell’incisione, della scultura e della fotografia. Non va dimenticato che fondamentale è stato l’incontro nel 1959 con Mario Radice (Como, 1898-1987), l’artista comasco, tra i maestri dell’astrazione concreta italiana; l’incontro lo seguirà poi nelle sue esperienze sulla pittura astratta.

Gianni Arde
Gianni Arde

È del 1963 è la sua prima vera mostra personale, proposta presso la Galleria d’arte La Caravella di Como con la presentazione di Mario Radice. Nel 1961 aveva iniziato ad esporre, partecipando su invito a molte rassegne in Italia e all’estero. È certo che una sorta di consacrazione all’arte, Gianni Arde la ebbe con la vincita di uno dei più prestigiosi premi qual è stato il “Primo Premio per la Giovane Pittura Italiana” al Premio San Fedele a Milano (1964), del Centro San Fedele, un centro storico di spessore e cultura gestito dai Padri Gesuiti, con l’appoggio di due critici di eccellenza quali sono stati Giorgio Kaisserlian e Giorgio Mascherpa.

Ricordo di Gianni Arde, l’artista, il valore e il fascino della Lombardia

Uno dei critici che più ne apprezzato, fin da subito, la poetica di Arde è stato Giorgio Mascherpa, che così ha scritto: “Prendiamo il vincitore, Gianni Ardemagni detto Arde e prendiamo pure il suo paesaggio di rara semplicità espressiva. Arde è un astratto e come tale non dà apparentemente peso al racconto descritto e illustrato; ma chiunque sappia leggere il quadro nel suo significato umano e poetico … noterà nella composizione di Arde una sintesi quanto mai pura di un ricordo, d’una visione di pianure e di colli dove il sole giunge velato di nebbie e di lontananze. Che è poi il valore e il fascino della Lombardia, di quella lunga conca accovacciata ai piedi dei monti, dove i sentimenti crescono pudichi e velati di malinconia serena e dove la tranquilla operosità dell’esistenza si traduce in una severa semplicità espressiva…” (Giorgio Mascherpa, da II premio San Fedele ha scelto la pittura, in “L’Italia”, 23 ottobre 1964).

E ancora: “Il primo merito di Gianni Arde, ciò che lo distingue da tanti giovani d’oggi, è che non se ne sta mai ad ascoltare che vento tiri in quel caleidoscopio di intenzioni e di ambizioni che è l’arte contemporanea. Ha una sua via da seguire, un suo mondo cui dar forma, emozioni che si fanno, o che stanno per farsi, pittura, ha cioè dei punti fermi da cui non ovvierebbe e che non tradirebbe mai anziché velleità pseudofilosofiche e vitalistiche che dir si voglia. Gianni Arde tende insomma a una meta ritenendo zavorra tutto quanto tale meta non riguardi da vicino e questo è il sereno atteggiamento di chi sa che. senza un mestiere e la consapevole conquista del medesimo, è vano parlare di risultati, di mondo interiore, di conquista pittorica e perfino d’estetica. A lui interessa che i colori leghino l’un l’altro, che compongano un qualcosa che sia tale da sostenere il quadro ed è tanto vero tutto questo che, di fronte alle sue opere, non ci si pone affatto il noioso problema tanto frequente oggi, se esse siano astratte oppure figurative …Un artista insomma, che nel tempo delle intenzioni inconsce e inconsulte parla un linguaggio dei fatti e, cioè, prova gioia nel dipingere e a far quadri sperando, quella gioia, di comunicarla agli altri” (Giorgio Mascherpa, da Gianni Arde, “Era’, Milano, maggio 1964).

Ricordo di Gianni Arde, l’artista e i suoi incontri

Vi dirò che il sottoscritto è stato da lui in visita allo studio, più volte, da solo, o anche con altri amici oggi scomparsi come Domenico Montalto critico di “Avvenire”. Lo sperimentalismo e l’eclettismo sono state le caratteristiche fondamentali del lavoro di Arde -così anche Enzo Fabiani– e della sua ricerca espressiva che intraprende come autodidatta e che si estende anche alla fotografia e alla grafica. Autodidatta si diceva, perché giovanissimo aveva appreso le prime nozioni artistiche nella bottega del padre, artigiano del marmo, soprattutto a carattere funerario. Poi la conoscenza dello scultore Giacomo Manzù e i suoi studi alle Accademie Cimabue e alcuni corsi a Brera. Preziose le sue frequentazioni di Carpi e Carrà, e il suo lavorare tra Monza e poi Massa Carrara in Versilia, fianco a fianco con nomi di scultori già rinomati e capaci di significare l’arte scultorea in campo internazionale, tra i quali Pietro Cascella con la moglie Cordeliavon den Steinen e il veronese Novello Finotti. Lavora e scolpisce il marmo, materia principe del suo picchiettare la pietra, che ritaglia con una facilità impressionante, declinando non solo le idee ma innestandovi anche quell’afflato sacro che ha caratterizzato  specie il suo ultimo periodo quando operò anche per quel “pastorale” per il Papa.  

Gianni Arde
Gianni Arde

E se la produzione pittorica, è stata definita da Luigi Cavadini “mentale” nel senso di una lievitazione del paesaggio in ambito informale e oltre, osservo in più che Arde ha portato il paesaggio lombardo verso una pezzatura fortemente astratta, lirica, ascensionale, capace di contenere lo spirito della materia e del mondo.

Ricordo di Gianni Arde, l’artista: dalla pittura alla ceramica e alla fotografia

Nella rassegna dell’opera intera dell’artista brianzolo non vanno trascurati i disegni, le ceramiche e la fotografia. L’opera fotografica digitale di Gianni Arde studiata, letta, compresa, in relazione con il vissuto più congeniale dell’artista lombardo, viaggia in strettissima osmosi con lo sperimentalismo e con l’eclettismo che ne hanno sempre caratterizzato la ricerca espressiva, ricerca intrapresa sempre da autodidatta. Risultano chiari infatti, a uno sguardo comparato, gli intrecci e i rimandi con la pittura, con la grafica, e certamente con la fotografia che Arde ha coltivato professionalmente fin dagli esordi giovanili (“firmando” sotto lo pseudonimo di Virginio Magni).

Ricordo di Gianni Arde, l’artista e le valutazioni

Artprice, che ne ha registrato il mercato, lascia notare che le sue opere sono passate in asta 37 volte con 37 aggiudicazioni -non poco-, principalmente nella categoria pittura.

Il primo lotto registrato sul sito suddetto è stato “Crepacci” passato in asta nel 2000 da Meeting Art (Pittura), mentre il più recente è stato “Veduta in Brianza” passato nel 2023 (pittura). Il prezzo record per questo artista all’asta è stato di 335 dollari per “Prima del mattino”, venduto a Meeting Art Auctions nel 2011. Fino a oggi 2023-12-15, in base alla attribuzione all’autore impostata nel filtro (Originale, Autenticato), Arcadja ha catalogato 45 opere per l’artista ARDE Gianni. Il primo passaggio in asta catalogato è del 2007-02-22, mentre l’ultimo è del 2023-02-27.

Gianni Arde
Gianni Arde

Le case d’aste che hanno trattato questo artista negli ultimi 6 anni sono 7 con un volume di 19 lotti, mentre negli ultimi 3 anni le case sono state 5 con 8 lotti. Ho voluto precisare questi dati di mercato per segnare ancora di più la valenza di un artista lombardo quale è stato Gianni Arde, ammirato dalla critica più illustre  -tra cui mi ci pongo- che ne ha sottolineato la ricerca e la novità e la presenza effettiva su un mercato dell’arte che tende a incorniciare un artista di chiara fama. 

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Carlo Franza

Nato nel 1949, Carlo Franza è uno storico dell’arte moderna e contemporanea, italiano. Critico d’arte. È vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (lettere, filosofia e sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e assistente ordinario. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore straordinario di storia dell’arte moderna e contemporanea (Università La Sapienza-Roma) , ordinario di lingua e letteratura italiana. Visiting professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose università estere. Giornalista, critico d’arte dal 1974 al 2002 a Il Giornale di Indro Montanelli, poi a Libero dal 2002 al 2012. Nel 2012 ritorna e riprende sul quotidiano “Il Giornale” la sua rubrica “Scenari dell’arte”.