Pino Spinelli (Villa Raverio-Besana Brianza 1913 – Desio 1994) è l’artista brianzolo che Londra definì “principe dell’acquarello e del colore” in occasione della sua mostra alla Corner Gallery del 1983. Maestro indiscusso dell’acquerello e apprezzato dalla critica più avvertita. Difficile la sua partenza perché la famiglia era modesta, e in gioventù perse anche il padre. Di carattere vivace il piccolo Spinelli venne avviato alla scuola presso il seminario di Seveso, ma all’età di 15 anni ne esce, mettendosi a studiare da solo.
Pino Spinelli, il liceo Zucchi, la vita a Desio
Si sa che all’età di 17 anni si chiuse in un sottotetto, preparando da privatista gli esami per il liceo Zucchi di Monza, conseguendo la licenza liceale; nel ’31 ottiene a Milano l’abilitazione all’insegnamento (con 10 in disegno e 7 in filosofia), insegnando poi nelle scuole di Carate, Besana e Milano. In gioventù è stato per diversi anni allievo del pittore Bardalonga, dal quale apprese a trattare con profondità la figura. Chiamato alle armi durante la seconda guerra mondiale, combatte da valoroso ufficiale e venne ferito ad una gamba. Nel ’45 si era sposato e stabilito a Desio con la moglie Ines, una desiana doc, fu sua compagna di tutta una vita.
Nel 1950, data memorabile, aveva conosciuto Aldo Raimondi (che dal 1939 insegnava all’Accademia di Brera la tecnica dell’acquerello) dal quale viene incoraggiato ad intraprendere la difficile tecnica dell’acquerello. Successivamente si legò a Renato Birolli sicchè Spinelli ne approfondì i temi e fu da questi spronato a lavorare nello sviluppo dell’affresco e graffiti. Di questo periodo è l’esecuzione di graffiti per edifici pubblici e privati. Un grande affresco si trova nella sede del Banco di Desio. L’opera raffigura una bottega artigiana cesanese collocata nei pressi del Torrazzo e in vista del Palazzo Borromeo, con tanto di artigiano, garzone e committente (con la borsa del denaro in mano). L’opera monumentale, di indiscusso valore, può essere a richiesta visitata nella filiale cesanese del Banco di Desio e della Brianza. Spinelli l’ha realizzata nel dopoguerra; gli artigiani cesanesi ne avevano fatto, allora, l’emblema per le Mostre del Mobile. Un simbolo che rimane indelebile nel tempo.
Pino Spinelli: il lavoro grafico per le aziende
Pur non frequentando scuole ufficiali, è divenuto in breve uno dei migliori acquerellisti italiani. Devo dire che ben ricordo di aver presentato due sue mostre alla Galleria Treves di Milano tra gli anni Ottanta e Novanta del Novecento. Non si è legato mai a correnti artistiche, e si è dedicato esclusivamente alla pittura. Aveva acquistato uno studio a Milano, in via Gran Sasso e cominciato a produrre i suoi affreschi commissionati da note famiglie lombarde e da istituti di credito. In qualità di grafico, sin dal ’56 aveva messo a punto i primi manifesti pubblicitari a colori, per la Polenghi, la Star, l’Invernizzi, la Mauri e la Molteni, il marchio “Montana” e il marchio della “Birra Italia”. Ebbe a conseguire il premio come vincitore del miglior stand (ditta Molteni) progettato per la Fiera Campionaria: “L’Aquila d’oro”. Comincia la serie dei calendari artistici in collaborazione con “La Propaganda” di Milano e “Arti Grafiche” di Bergamo.
I suoi dipinti, i suoi acquerelli figurano su calendari che pubblicizzano le più importanti ditte italiane. Opere d’arte dell’artista si trovano anche nella Sala Consiliare del Comune di Borghetto Santo Spirito (Savona), nel Comune di Cesano Maderno, nella Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, un grande graffito si trova nella Scuola Statale F. Caracciolo di Affori-Milano, un affresco raffigurante l’Annunciazione nella chiesa di San Rocco a Desio.
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Nel ’65 aveva ottenuto un grande riconoscimento critico nella personale realizzata alla Galleria Gussoni di Milano, poi alle Gallerie Bolzani, Nuovo Sagittario in Brera e alla Treves in Largo Treves a Milano a due passi dal Corriere delle Sera. Nel ’76 ricevette il Trofeo dell’Arte Premio Internazionale a Campione d’Italia abbinato al cantante Bruno Lauzi.
Pino Spinelli: le onorificenze di Pertini e Cossiga
Nel 1983 il presidente Pertini gli conferì l’Onorificenza di Cavaliere, mentre Cossiga, nell’89, lo nominò Ufficiale con la menzione significativa “Giuseppe Spinelli in arte Pino per benemerenze artistiche nel mondo dell’arte”. Spinelli è morto a Desio il 5 settembre 1994 e in quell’occasione la stampa lo salutava come un artista brianzolo che nell’acquerello si era reso maestro conosciuto nel mondo.
Il pittore Renzo Biasion ebbe a scrivere: “…Pino Spinelli, pittore lombardo, è un esperto conoscitore delle tecniche pittoriche.Passa con disinvoltura dall’affresco all’acquerello, dall’acrilico al puro disegno, dalla litografia alla pittura su vasi e piatti che viene poi sottoposta al fuoco ceramico. Non sono molti, oggi, gli artisti che sentono la curiosità di provare le varie tecniche e la necessità di fare bene il proprio mestiere.
Pino Spinelli è tra costoro e, a mio parere, questo è già un titolo di merito. Un altro titolo di merito di questo artista sta nel saper affrontare tutte le dimensioni …”. Frequentò altri artisti di chiara fama, abbiamo accennato a Renato Birolli e Aldo Raimondi che lo incoraggiarono certo a sperimentare tecniche diverse, dalla pittura ad olio all’acquarello, dai graffiti alla ceramica e agli affreschi.
Numerose le mostre tenute a Milano, Monza, Pavia, Tortona, Legnano, Bergamo, Brescia, Como, Spotorno, Londra, Stoccarda etc. Non sono mancate le presenze a importanti rassegne, fra cui le Expo Arte di Bari e Basilea. Per lui sempre entusiasti complimenti che lo hanno portato a lavorare specie sul paesaggio italiano e internazionale, memorabili gli scorci delle città e in special modo Milano, Piazza Duomo, Verso San Babila, Piazza Cordusio, La Galleria in Duomo a Milano, ecc.
Pino Spinelli, il potere della suggestione
Fra i diversi linguaggi dell’artista e fra le sue tematiche (figure, paesaggi, nature morte) è impossibile dimenticare il potere di suggestione di alcuni acquarelli (non a caso è considerato uno dei migliori acquarellisti) dotati di una potenza espressiva assolutamente straordinaria. Bellissime le inquadrature, dove poi scenograficamente è costruito il disegno delle architetture macchiate da toni insuperabili, da cieli opalescenti, da colori che si scongelano in una palpitazione forte.
Lo storico collega Raffaele De Grada ha scritto che “…Pino Spinelli ha subito avuto un gran fiato da quando ha incominciato a dipingere perché è partito deciso con grandi tele su cavalletto e con affreschi che sono dispersi in molte località lombarde. È cioè partito allo stesso modo dei grandi pittori del passato che hanno fatto prima il mestiere di pittori con relative fatiche, le necessità del vivere da soddisfare, la voglia di vedere subito la resa del proprio lavoro e il bisogno di richiamare le tradizioni lombarde e di riesprimerle in forma nuova onorando gente e natura della sua terra …”.
A voler essere più mirati, ecco che l’acquerello di Spinelli è caratterizzato da una scandita visualizzazione ambientale con scene di vita di tutti i giorni, motivi gioiosi parigini e lombardi, fremiti pulsanti, equilibrati spunti paesistici, centrati tutti con tinte succose ed appropriate. Una pittura ad acqua originale, personalissima, che accomuna la macchia al segno, la visione timbrica all’elegia del tono ora maggiormente nutrito di motivi sentimentali e lirici.
Bertazzini, Pino Spinelli, il paesaggio salvato
Ben scrisse Pier Franco Bertazzini: “…Vi compaiono vedute urbane, paesaggi invernali annotati di malinconia, visioni di neve, scorci di Parigi e di Milano, vie, piazze, monumenti con la variegata folla dei passanti: questi in genere gli spunti tematici che il pittore addolcisce e modella in un’atmosfera e su fondali insistiti di luci vaporose o di modulazioni crepuscolari …”; e non solo, perché Spartaco Balestrieri a suo tempo ne colse l’ossatura dell’impostazione e del colore scrivendo:“…
I suoi acquarelli, per intensità cromatica e solidità costruttiva veri e propri “affreschi” su carta, si staccano dalla fluidità propriamente tradizionale del Raimondi di cui fu devoto allievo, fortemente tecnico ammiratore per via d’una certa atmosfera morandiana che ne confluisce le visioni su un piano novecentesco …”. E per tutto ciò Pino Spinelli rimane un grande della tecnica dell’acquerello, ma anche fotografo nuovo e antico nello stesso tempo di un paesaggio cittadino miracolosamente salvato.
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Nato nel 1949, Carlo Franza è uno storico dell’arte moderna e contemporanea, italiano. Critico d’arte. È vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (lettere, filosofia e sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e assistente ordinario. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore straordinario di storia dell’arte moderna e contemporanea (Università La Sapienza-Roma) , ordinario di lingua e letteratura italiana. Visiting professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose università estere. Giornalista, critico d’arte dal 1974 al 2002 a Il Giornale di Indro Montanelli, poi a Libero dal 2002 al 2012. Nel 2012 ritorna e riprende sul quotidiano “Il Giornale” la sua rubrica “Scenari dell’arte”.