L’editoriale del direttore: parlare di merito nell’era di OnlyFans (e degli stipendi da fame)

La vicenda di Ilaria Rimoldi, l'influencer "licenziata" da un noto parco di divertimenti, dovrebbe scuotere le coscienze.
cIl direttore de “il Cittadino” Cristiano Puglisi
cIl direttore de “il Cittadino” Cristiano Puglisi

La vicenda di Ilaria Rimoldi, ex studentessa di un istituto professionale della Brianza, balzata agli onori delle cronache per il mancato rinnovo del contratto da parte dell’azienda per cui lavorava in seguito alla notorietà conquistata grazie alle immagini “piccanti” messe in vendita sulla piattaforma social OnlyFans, dovrebbe interrogare le coscienze. E non tanto per una questione di bigottismo (che una persona voglia approfittare delle proprie “grazie” per generare contenuti a pagamento, in fondo, per quanto discutibile, è affar suo), quanto per gli aspetti socio-economici della questione. La ragazza, infatti, ha ammesso in alcune interviste di aver incassato, grazie al sito, guadagni fino a 5mila euro al mese (ma c’è anche chi, da questa “attività”, ricava cifre assai più elevate), mentre il suo stipendio da precaria ammontava a poco più di mille, tanto che la sua “seconda carriera” sarebbe cominciata con l’intenzione di pagare le bollette, impresa impossibile con il solo salario.

Ora, come possiamo pretendere di incentivare i giovani al lavoro (anziché al tanto vituperato “reddito di cittadinanza”) quando questo non è neppure in grado di garantire loro il minimo per sopravvivere? Come possiamo parlare ai ragazzi di “merito”, quando una foto in lingerie frutta più di un impiego che costa ore di fatica? Cari lettori, non siate timidi: si accettano risposte (c.puglisi@ilcittadinomb.it).