L’editoriale del direttore: nessuno (anche in Brianza) ha voglia di guerra. Davvero il nostro futuro passa dalle armi?

La paura di un allargamento dei conflitti in corso, anche nel nostro territorio, sembra palpabile. Ma non sono altre le battaglie che dovremmo combattere?
Cristiano Puglisi
Cristiano Puglisi

La scorsa settimana abbiamo condotto un piccolo “esperimento”, interrogando i monzesi per capire cosa pensassero dell’evolversi della situazione internazionale: ebbene, la paura di un allargamento dei conflitti in corso, anche nel nostro territorio, sembra palpabile. Nessuno, insomma, ha voglia di guerra. Eppure, incurante di questo sentimento (largamente condiviso nel nostro Paese, a giudicare dai più recenti sondaggi in materia), il nostro ceto politico continua a spingere l’acceleratore sulla via di un confronto sempre più muscolare con quelli che ci dicono essere i nostri avversari geopolitici. Solo così, sostengono, possiamo difendere il nostro avvenire. E, giorno dopo giorno, tutti i tabù dettati dal buonsenso sembrano cadere.

Eppure di priorità ve ne sarebbero tante altre. Non ultima la necessità di continuare a garantire quel diritto (costituzionale) alla salute che, ultimamente, in Italia non se la passa troppo bene. Una piccola “spia”, in tal senso, è anche l’indagine effettuata da Facile.it che illustra come, dal 2022 al 2023, la richiesta di prestiti per accedere a cure mediche private sia cresciuta, tra gli italiani, del 6,6%. Certo, la Lombardia rimane un’isola relativamente felice, ma il dato fa riflettere. Davvero la difesa del nostro futuro passa dalle armi? O, forse, sono altre le battaglie che dovremmo combattere?