Il compito di un’informazione responsabile, in una democrazia matura, dovrebbe essere quello di fornire ai cittadini, nel rispetto della pluralità delle opinioni, un servizio che consenta loro, soprattutto in un momento come può essere quello di una tornata elettorale, di possedere gli strumenti adeguati per effettuare delle valutazioni e, quindi, per decidere in piena consapevolezza quali posizioni sposare (o meno).
Purtroppo, andando ormai verso la conclusione della campagna per le elezioni politiche che si terranno questa domenica, tocca constatare una volta di più come, nel nostro Paese, questo nobile obiettivo sia decisamente fuori portata. Perché se, in un contesto caratterizzato da una grave crisi internazionale e dai suoi drammatici risvolti per il tessuto sociale ed economico italiano, nelle ultime settimane si è dibattuto soprattutto sulla scelta di una nota cantante di non intonare “Bella ciao” o sulla legittimità o meno di alcuni provvedimenti presi nella lontana Ungheria di Viktor Orban, la colpa non può essere solo della politica ma anche di chi (l’informazione appunto) dovrebbe stimolarla a esporsi sui problemi reali. Quelli che incidono sulla vita quotidiana delle persone.
Viceversa, favorire, come accaduto, una divisione da tifo calcistico su temi di nessuna rilevanza, è indice di grave immaturità. Oltre che di scarsa, scarsissima qualità.