Le associazioni industriali hanno espresso preoccupazione per il fatto che le misure di emergenza del governo europeo per la riduzione dei costi energetici non sono sufficienti e hanno esortato Bruxelles ad adottare ulteriori misure per ridurre i prezzi del gas.
La Commissione europea ha proposto tasse sui profitti inattesi per le società energetiche e riduzioni nell’uso dell’elettricità, sostenendo che queste misure avrebbero generato 140 miliardi di euro che gli Stati avrebbero impiegato per aiutare i privati e le imprese a far fronte ai costi energetici alle stelle.
Quando si sono riuniti per negoziare i piani il 30 settembre, il settore ad alta intensità energetica ha incoraggiato i ministri dell’energia dell’UE ad adottare “misure supplementari”, in particolare per affrontare l’aumento dei prezzi del gas, che sono la causa principale dell’aumento dei costi dell’elettricità.
Secondo Fertilizers Europe, da agosto la produzione di ammoniaca in Europa è stata ridotta di oltre il 70% a causa dell’aumento dei prezzi del gas. Negli attuali processi di produzione dell’ammoniaca, il gas è un componente fondamentale.
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Nonostante la diminuzione di questo mese, il prezzo del gas front-month olandese è quasi 14 volte superiore a quello di due anni fa. Dopo l’incursione di Mosca in Ucraina a febbraio, le forniture di gas dalla Russia all’Europa sono state drasticamente ridotte, contribuendo all’aumento dei prezzi.
Tra coloro che sono favorevoli a un tetto al prezzo del gas importato ci sono l’Italia e la Polonia. La Germania, il più grande consumatore di gas in Europa, e nazioni come i Paesi Bassi, preoccupati che ciò possa scoraggiare le forniture da Norvegia, Algeria e altri produttori non russi, si oppongono all’idea.
I controlli sui prezzi del gas non sono stati inclusi nei piani della Commissione. Diversi funzionari dell’UE hanno espresso il timore che ciò renda più difficile per l’Europa mantenere l’approvvigionamento durante l’inverno.
L’UE ha anche abbandonato una precedente proposta di controllo dei prezzi del gas russo. La decisione è stata presa in risposta alla resistenza dei Paesi dell’Europa centrale e orientale, che temevano che Mosca avrebbe risposto interrompendo le scarse forniture che ancora fornisce all’Unione.
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