Al lupo. Al lupo, ma non è un grido sentito molte volte laggiù nei cortili dove siamo nati noi che da queste parti ne abbiamo viste. E nemmeno uno dei film di Carlo Verdone che negli anni passati ci hanno fatto sorridere.
Qui da ridere non c’è proprio nulla essendoci di mezzo soldi e destini della gente. Che poi siamo noi brianzoli. Il “Golem” Pedemontana bussa nuovamente alle porte del territorio e i cittadini iniziano a riflettere sull’utilità o meno di quel nastro d’asfalto grigio che attraverserà la Brianza come una cicatrice mal curata.
Il dubbio da anni è sempre lo stesso. Serve, non serve, a chi serve. Con questi chiari di luna e in questi tempi da lupi, si sentono voci contrastanti. I maligni sostengono che la tratta non si completerà mai e la Regione Lombardia (praticamente noi) sarà costretta a pagare risarcimenti milionari che bloccheranno il bilancio del Pirellone. Servizi sociali compresi. I benevoli sottolineano invece la validità e potenzialità dell’opera per l’intero sistema economico. In mezzo ci sono i cittadini che si interrogano speranzosi o forse impauriti. Non solamente quelli che avranno i terreni “tagliati” in due dall’opera, ma anche coloro che si preoccupano dell’impatto ambientale.
C’è chi corre ai ripari e cerca di intavolare un dialogo ormai perso con la popolazione. Forse, come cantava Jannacci, bisognava pensarci prima. Ma una canzone non può essere la colonna sonora di un investimento così massiccio di cui sotto molti versi non si riesce a capire ancora oggi in maniera piena la finalità. Alcuni tornano a parlare di treni. Treni come una metropolitana. Un sogno per il momento. Ora però il tempo delle parole è terminato. A parlare sono solo le ruspe.