Il sequestro della documentazione riguardante una delle società dell’editore de Il Cittadino, è illegittimo. Lo ha deciso un giudice. E la notizia potrebbe finire qui se non ci fossero di mezzo avvoltoi, gufi ed affini desiderosi di mettere le mani sopra ad una testata storica come la nostra. Già non eravamo stati coinvolti due settimane fa, ma per gli sciacalli nostrani sempre a caccia di carogne, eravamo morti, sepolti, travolti dai debiti. Nemmeno il funerale volevano farci.
Era arrivato il “regalino” della perquisizione in sede, in concomitanza con i festeggiamenti per il 125esimo anniversario di nascita. Coincidenze sicuramente. Figuriamoci. Capita nella vita. Forse avevamo semplicemente ragione nel sostenere che nulla c’era di losco. Ora non siamo risorti perché morti non lo siamo mai stati. Ci avevano detto, senza troppi giri di parole, che quella perquisizione sarebbe stata la nostra disfatta. Io mi ero limitato a sostenere che dopo Caporetto è arrivata Vittorio Veneto. Come diceva spesso mio nonno ragazzo del ’99.
Da quanto abbiamo avuto occasione di leggere attorno alla trincea che dirigo (perché di trincea vi posso assicurare che si tratta) si sono mossi in molti. Corrotti, corruttori, politici e politicanti, amanti dello yogurt, tutti desiderosi di spartirsi le spoglie del giornale. Fatture astronomiche per prestazioni inesistenti presentate all’incasso con il solo scopo di metterci in difficoltà. Intercettazioni da brivido che rivelano una familiarità sospetta tra “guardie e ladri”. Qualcuno ha girato la testa dall’altra parte. Altri hanno cercato di far spesa tra i collaboratori. Non so come abbiano preso tutti costoro la decisione del giudice . Ma sicuramente posso immaginare dove…