Il pittore novecentista Anselmo Bucci tra Milano, Parigi e la Brianza

Una mostra a Perugia è l'occasione per ripercorrere la vita e l'arte di Anselmo Bucci e il suo rapporto con Monza.
Anselmo Bucci e Monza
Anselmo Bucci e Monza

La mostra “Anselmo Bucci. Didascalie cromatiche”, fa luce su un’artista che è stato l’esponente di primo piano del Gruppo Novecento di Margherita Sarfatti, ed addirittura l’ideatore del nome. L’esposizione oggi in corso a Perugia (aperta fino al 24 luglio 2022) mentre documenta 55 opere realizzate in acquerello e tempera su carta ed eseguite durante il suo soggiorno a Perugia/Assisi/Santa Maria degli Angeli/Gubbio e Fossombrone tra luglio e agosto 1933, lascia osservare i luoghi e la gente di quella che è stata la sua terra marchigiana, le cui opere erano state da lui stesso battezzate e definite “didascalie cromatiche”.  La mostra è ancor più l’occasione per mettere a fuoco il rapporto di Anselmo Bucci (Fossombrone-Pesaro, 1887 – Monza, 1955), con la Brianza.

Monza e la Brianza di Anselmo Bucci

Basti pensare che un dipinto del 1953 titolato “Monza di sera” oggi conservato nei Musei Civici di Monza- Casa degli Umiliati, chiarisce il rapporto che l’artista ha avuto con la città brianzola; perché fin da giovane, ovvero dal 1904, partecipò in prima persona del Coenobium, che altro non era che un circolo dove Anselmo Bucci ebbe a conoscere tra gli altri Leonardo Dudreville, Eugenio Bajoni e Guido Capriotti che sarebbero poi diventati suoi amici.  In quest’opera la città è ritratta da sud-est, con un taglio particolarissimo, il duomo alle spalle e il campanile che fa bella mostra al centro del dipinto.

Anselmo Bucci e Monza
Anselmo Bucci e Monza

Sulla destra si vede l’altro grande monumento monzese, l’Arengario con la sua torre campanaria; tutto avvolto in una luce serale, da tramonto, che mette in risalto la superficie di mattoni rossi, che così illuminati fanno da contrappeso a quelli in ombra evidenziati da toni violacei e azzurrognoli. Questo altalenarsi di facciate illuminate e facciate buie e in ombra fa leggere il tempo serale del tramonto e del fine giornata, chiarite ancor più da edifici sul fondo evidenziate come semplici ombre. “Monza 1951” è un carboncino e tempera su carta nocciola applicata su tela (117,5 x 247, 5 cm. firmato e datato in basso a sinistra, facente parte della Collezione Fondazione Cariplo di Milano.

Anselmo Bucci
Anselmo Bucci

Si sa che quest’opera fu acquistata il 2 ottobre 1951, data di esecuzione e soggetto sono indicativi perché proprio nel 1951, la Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde inaugura la nuova filiale di Monza. Si può quindi ipotizzare che l’Istituto abbia commissionato direttamente l’opera con l’intento di destinarla alla nuova sede monzese. E’da sapere che sempre nell’ottobre 1951, l’Istituto Cariplo acquistò un altro dipinto di Bucci, “Sorelle brianzole”, segno dell’esistenza di un rapporto diretto dell’artista con l’istituzione bancaria. L’opera raffigura un’ampia veduta di piazza Trento e Trieste a Monza, presa non a caso dal lato dove sorgeva la filiale della Cassa di Risparmio.

In primo piano, al centro, s’alza il Monumento ai Caduti, opera dello scultore Enrico Pancera, inaugurato nel 1932; sono inoltre visibili, da sinistra, la torre campanaria dell’Arengario, il campanile e la facciata del Duomo e, sull’estrema destra, la chiesa di Santa Maria in Strada. Se il soggetto dell’opera può spiegarsi con la sua destinazione alla filiale appena inaugurata, la scelta dell’artista è certamente non casuale.

Monza, Milano, Parigi e Anselmo Bucci

Sappiamo che a Monza, Bucci viveva con la sorella stabilmente dal 1943, anno in cui lo studio milanese di largo Augusto a Milano era andato distrutto sotto i bombardamenti. In realtà si trattò di un ritorno, poiché in questa stessa città, Monza, il pittore aveva raggiunto la famiglia Bucci nel 1903, anno che lo vide passare dagli studi liceali, compiuti a Venezia, all’Accademia di Belle Arti di Brera dove si iscrisse nel 1904. Frequentò Brera a Milano nel 1905, ma già nel 1906 va a vivere a Parigi.

Anselmo Bucci
Anselmo Bucci

Qui, dopo un periodo iniziale di terribili stenti (“Sono arrivato a Parigi nel 1906. Ho fatto il primo pasto nel 1910” scriverà lui stesso) venne apprezzato da critici come Apollinaire e Salmon. Lasciata l’Italia per Parigi qui visse con poche interruzioni fino al 1914; nella capitale francese ha modo di venire in contatto con numerosi artisti quali Lorenzo Viani, Pablo Picasso, Gino Severini, Amedeo Modigliani, del quale diventa intimo amico. Nel 1907 espone al Salon des Arts Décoratifs, nel 1909 al Salon d’Automne, nel 1911 e nel 1913 al Salon des Indépendants. Nel 1922 torna in Italia, mentre l’anno seguente, partecipa alla prima mostra di gruppo di “Novecento”, movimento del quale fu uno dei fondatori.  Tornato in Italia, stabilì il proprio studio a Milano, facendo periodicamente ritorno a Monza durante le visite alla famiglia e, in particolare, all’amata sorella Bigia.

Il legame con la città, dunque, non fu mai spezzato e ben si comprende come alcuni scorci di Monza ricorrano spesso nella sua produzione fin dai primi anni di attività, poco prima della indimenticabile esperienza parigina che lo vide affermarsi acuto pittore e interprete profondo della vita metropolitana. In un periodo molto più avanzato, come testimoniano talune opere in mostra oggi a Perugia, il pittore tornò alla veduta urbana; all’indomani della guerra che causò la devastazione di intere città italiane, Bucci indagò i cantieri della ricostruzione, come nella serie Ponte sul Metauro in costruzione (1946, Fossombrone, Quadreria Cesarini) e i rinnovati centri urbani ad iniziare da Milano, cercandovi i segni di una riconquistata normalità.

Gli edifici e i monumenti di Monza sono qui descritti, in questa fase, in un’atmosfera surreale, declinata attraverso la sostanziale monocromia della composizione: l’intera quadreria di opere, eseguite a carboncino e solo alcuni tratti di tempera bianca interrompono la geometria del disegno, conferendo all’immagine un senso di malinconico lirismo. Partecipa nel 1941-1942 al secondo conflitto mondiale come pittore di guerra, documentando la perdita della flotta italiana a Taranto. Vanno ricordate tre tele riguardanti la guerra.

Tutte e tre queste tele, “Volo di guerra” del 1942, “Interno di sommergibile” del 1942 e “Sommergibile germanico” del 1942, di proprietà dell’artista, furono presentate alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia del 1942 (così dalle etichette apposte sui telai) fino a quando nel 2005 -uno degli eredi- il nipote Mario Fossati decise di donarle ai Musei Civici di Monza. 

Anselmo Bucci e Monza, dopo a guerra

Nel secondo dopoguerra a Monza Anselmo Bucci è stato una delle figure culturali di riferimento, fondando il “Gruppo degli Indipendenti” con Natalia Mola, Antonio Arosio e Nicolò Segota, e adoperandosi attivamente anche nell’àmbito della critica d’arte e della letteratura. Oggi a Monza troviamo Via Anselmo Bucci. Il Maestro osservava curioso e documentava nel suo modo originale i luoghi e la gente, dalle Marche alla Brianza, attraverso quelle che lui stesso aveva battezzato e amava definire “Didascalie cromatiche”. In un pensiero leggiamo: “La chiave del comprendonio di una regione sono primamente l’aria, la luce, l’acqua; in secondo luogo il pane ed il vino. Richiamandoci costantemente a questi elementi categorici si sbaglia di rado; o di poco. L’aria qui basta a capire tutto, la luce basta a tutto. Tolgono il sonno, l’appetito li surroga; qui l’aria la luce nutre”. Ciò aiuta a capire il suo dipingere, il suo incidere, perché come pittore e incisore Anselmo Bucci ha segnato un’epoca storica indimenticabile.

Anselmo Bucci
Anselmo Bucci

Anselmo Bucci, un moralista, un uomo di mondo, un artista, uno schermidore di classe al contempo parigino e italiano. La sua  è  una realtà seria, dolorosa, triste, come emerge dalle pagine del Pittore volante, dove si canta l’amore dell’autore per Rembrandt. Dopo aver descritto con un’aderenza rapida e scolpita le figure e l’effetto della “Ronda di notte”, il dipinto del celebre artista olandese, Bucci esclama: “Gran bell’arte la pittura. La pittura è l’immediata fra le arti; è magica perché crea le luci, è umile perché popola la memoria più rude, è generosa perché col fango della strada crea le gemme e le dà. La pittura è bella”. E poi, come in una contrazione di tristezza, celata da un tono di spavalderia, alla quale sembra non credere neppure lui sospira: “Peccato, è un’arte perduta da due secoli”.

“Il pittore volante” con il quale vince il Premio Viareggio nel 1930 ci consegna anche un Bucci epigrammista, che ha fiuto istintivo sulle donne, sull’amore, sulle mostre d’arte, sui visitatori borghesi, e non perde mai occasione per confessare il suo sconfinato amore per l’Arte. 

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Carlo Franza

Nato nel 1949, Carlo Franza è uno storico dell’arte moderna e contemporanea, italiano. Critico d’arte. È vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (lettere, filosofia e sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e assistente ordinario. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore straordinario di storia dell’arte moderna e contemporanea (Università La Sapienza-Roma) , ordinario di lingua e letteratura italiana. Visiting professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose università estere. Giornalista, critico d’arte dal 1974 al 2002 a Il Giornale di Indro Montanelli, poi a Libero dal 2002 al 2012. Nel 2012 ritorna e riprende sul quotidiano “Il Giornale” la sua rubrica “Scenari dell’arte”.