Franco Vasconi (1920-2014), artista significativo ed epigono della nuova figurazione può essere considerato cittadino della Brianza a tutti gli effetti, anzitutto perché in occasione della sua mostra personale che fece alla Galleria Civica “Ezio Mariani” di Seregno, dove l’amministrazione comunale del tempo lo insignì del titolo di Cittadino onorario.
Quest’evento si ebbe nel 1976, anche perchè sempre in quell’anno -si pensi ai difficili anni Settanta in Italia- Franco Vasconi mise in piedi un affresco inneggiante alla libertà che realizzò su un muro della città. Il collega Giuseppe Marchiori che visionò i bozzetti preparatori dell’affresco seregnese che inneggiava alla libertà, ebbe a scrivere: “(….) L’armonia dei colori si fonde soprattutto nelle combinazioni luminose, che si proiettano nello spazio, diviso in sezioni, secondo un’ottica felicemente inventata e che nell’Omaggio alla libertà assume un particolare rilievo nella trasfigurazione fiammeggiante dell’immagine modulata su gamme vibranti di rossi. È questo il senso preciso della ricerca che ha origine dalla pratica dell’affresco, concepito alla maniera degli antichi nei suoi lineamenti essenziali, ma trasformati nella pittura a olio in motivi irrompenti, con una carica aggressiva appena attenuata dalla luminosità dei limpidi toni. (…)”.
Franco Vasconi e Seregno: il suo percorso
E sempre nel 1976 mentre esponeva a Seregno, apriva un’altra personale alla Galleria Radice di Lissone. Franco Vasconi ritornò a Seregno sempre alla Galleria Civica nel 2002 con una mostra personale che documentava la sua attività degli ultimi anni. Nei quadri in esposizione si leggevano le caratteristiche che hanno imposto la sua arte, ovvero il cromatismo vivacissimo e cangiante, le figure quasi trasparenti o appena intraviste in un mare di nebbia che sembrano emergere dalla tela nel gioco di forme; il movimento quasi “futurista” delle immagini, che esemplava il movimento che si idealizzava nell’omaggio alla Ferrari; la complessità della composizione pittorica, che si offriva allo spettatore ricca di significati.
Le opere esposte fermavano lo sguardo, invitando lo spettatore alla ricerca dei significati più profondi e delle caratteristiche pittoriche che rendevano vivace e significativa l’opera intera di un maestro della nostra contemporaneità. Mi è d’obbligo soffermarmi su qualche nota biografica. Era arrivato a Milano da un paese dell’alessandrino in Piemonte. Negli anni 30 studiò a Milano, presso la Scuola d’arte cristiana Beato Angelico e la Scuola degli Artefici di Brera. La sua attività artistica si è sviluppata attraverso la pittura, la scultura, la scenografia, l’opera grafica. La prima mostra personale è del ‘47 a Gallarate. Siamo ancora nell’ambito del “realismo” classico imperante negli anni Cinquanta, che parte dai modi di un’osservazione della realtà in chiave naturalistica sia plastica che cromatica ed in questo ambito fu fondamentale il suo incontro con Ennio Morlotti.
Franco Vasconi e Seregno: le opere pubbliche
Dai primi anni ‘60 in poi, la pittura di Vasconi si svilupperà attraverso un linguaggio personale che si rapporta al mondo della percezione e all’espressione di un’intensa emotività volta alla suggestione di immagini celate ed esaltate da un cromatismo di luminosa delicatezza, nato dalla sua esperienza di affrescatore cominciata nel ‘43 a Milano. Tra le principali opere realizzate in ambito pubblico e privato vanno ricordate la “Crocefissione” affresco realizzato nella chiesa parrocchiale di Roe di Sedico del ‘75, l’affresco “Omaggio alla libertà” realizzato nel ‘76 a Seregno, il grande affresco “Cavalli” dell’83 nel palazzo del Principe Bandar in Arabia Saudita a Riad e il mosaico nella cappella Battesimale della Chiesa del Rosario a Milano del ‘95. Durante la sua lunga e appassionata attività artistica, ha presentato le sue opere in numerose mostre personali ed ha partecipato a rassegne e premi. Tra i numerosi riconoscimenti, nel 1972 ha avuto dal Comune di Milano l’Ambrogino d’oro. Tra le sue opere più suggestive i temi ricorrenti sono i “cavalli”, le “evasioni”, gli “omaggi alla libertà”, le “architetture”, i “ricordi d’estate”.
Ricordo che il pittore a Sovico in Brianza, già negli anni Sessanta aveva realizzato due affreschi per la Casa della Gioventù, progettata da Ludovico Rossi ed inaugurata dal Cardinale arcivescovo di Milano Giovanni Colombo; affreschi Vasconi che raccontavano sia la problematica giovanile che temi ricorrenti della sua pittura, lo sport e il lavoro. E sempre nell’estate 1972, Vasconi che aveva appena ritirato l’Ambrogino d’oro, aveva partecipò sempre a Sovico ad Arte- Rassegna ’72, una mostra di artisti contemporanei alla prova di una commissione composta dal regista Alberto Lattuada, dei critici d’arte Guido Ballo ed Enzo Fabiani, degli artisti Gianni Arde e Luciano Minguzzi e il Gallerista Renzo Cortina.
Franco Vasconi, Seregno e l’idea di Franco Cajani
L’idea di un progetto di una Civica Pinacoteca all’Aperto per il Comune di Seregno fu di Franco Cajani e Vasconi fu il primo fra gli artisti interpellati a cui fu affidata la proposta di affrescare la città. Nell’estate del 1976 fu scelto un frontespizio ottenuto dall’allargamento di via San Giovanni Bosco, prospiciente piazza Martiri della Libertà, sul lato destro rispetto al Palazzo dei Nobili Caponaghi e Landriani, sede municipale. Osservava Franco Cajani: “Fu ristrutturato il muro divisorio risultante dall’esproprio e abbattimento, alla fine degli anni Sessanta, della casa dei canonici della Collegiata S. Giuseppe. L’affresco fu accolto non solo come innovazione dell’arredo urbano, ma soprattutto come presenza di cultura”.
Franco Vasconi, prendendo spunto dalla intitolazione della piazza (Piazza Martiri della Libertà), si ispirò al “Primo Maggio \ Libertà dei popoli” trasferendo in quell’affresco di ventiquattro metri quadri quei moti dell’anima capaci di rivelarsi in modo nuovo, dove il sociale e l’etica raccontassero il mondo con un’immagine personalizzata. Pittura di impegno, solida, narrativa, evocativa, pregna di forza nelle varie angolazioni di luce, e una peculiarità cromatica dell’artista piemontese, assolutamente in linea con suo modo di dipingere, con il suo stile, e lasciar leggere pur nell’ambito della nuova della figurazione, l’anelito della libertà, prerogativa forte di tutti i popoli. In questo senso si era già mosso un altro maestro della nuova figurazione, ossia Remo Brindisi con la sua Storia del Fascismo.
Né da dimenticare che Ennio Morlotti da par suo a proposito dell’affresco seregnese e dell’olio “Liberazione” in concorso, rilevava in Franco Vasconi la presenza di un rigore formale, e la conseguente liberazione dell’immagine da ogni formula realista in senso lato che ancora molti altri artisti si portavano dietro. Ci sono opere indimenticabili che Vasconi ha lasciato lungo un trentennio, dal bronzo Eros (1968) e dal dipinto Crocefissione (1972) che mostrano l’influenza, come ebbe a dire il collega Leonardo Borgese del Corriere della Sera, “dal primo cubismo alla Cèzanne e dal primo futurismo”, con folgorazioni illuminanti, sino alle Ragazze su cavallo bianco (2000); e poi “Grande paesaggio” del 2000 tra realtà e mito, per non tralasciare le cosiddette “Architetture” che io amo chiamare scenografie, puntando proprio sul dipinto “Dei grandi eventi” del 1973 dove i temi sociali del vivere quotidiano -come sostenne l’amico Enzo Fabiani- si mostrano racconto “nel quale confluiscono cielo e terra, vita e sogno, amore e sgomento”.
Impressiona non poco il colore pastellato in un mare di cromie che a mò di tasselli coronano i suoi lavori, tanto che Morlotti, in un incontro conviviale nell’ambito del Premio Internazionale “Seregno – Brianza” di pittura del 1977, ravvisava di aver influenzato nei primi segni, così come anche Alberico Sala ricorderà più tardi in un testo di presentazione a proposito de “La preghiera” “dipinto di rilievo di quella inaugurale mostra del 1957 -presentata dal grande maestro lombardo Ennio Morlotti che è anche critico colto e acuto”.
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Nato nel 1949, Carlo Franza è uno storico dell’arte moderna e contemporanea, italiano. Critico d’arte. È vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (lettere, filosofia e sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e assistente ordinario. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore straordinario di storia dell’arte moderna e contemporanea (Università La Sapienza-Roma) , ordinario di lingua e letteratura italiana. Visiting professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose università estere. Giornalista, critico d’arte dal 1974 al 2002 a Il Giornale di Indro Montanelli, poi a Libero dal 2002 al 2012. Nel 2012 ritorna e riprende sul quotidiano “Il Giornale” la sua rubrica “Scenari dell’arte”.