Niente più Berlusconi, niente più Galliani, niente più Fininvest. Il Monza è americano ed è una rivoluzione. Beckett Layne Ventures è salita all’80% delle quote della società giovedì mattina. Comincia così una nuova fase per il club, quella di una gestione orientata se non al profitto, quanto meno alla sostenibilità. Ovviamente ai tifosi non importa tanto chi ci sia alla guida, ma che intenzioni abbia e Blv ha ribadito a più riprese di avere come obiettivo il ritorno in Serie A.
Il perché serva la massima categoria è chiaro. Intanto è l’unico campionato del calcio italiano con una visibilità remunerata adeguatamente alle spese da sostenere. Tradotto: ogni anno entrano dai 30 ai 35 milioni di euro di soli diritti televisivi, più che sufficienti per garantire un budget stipendi all’altezza di una corsa salvezza. Naturalmente con le giuste competenze. Poi perché si può lavorare veramente sul marketing e su questo Blv dovrebbe essere ferratissima, visto che è reduce da un’esperienza di successo con il Chelsea. E infine non dimentichiamo il player trading, che funziona solo e solamente in Serie A.
Calcio Monza americano: “Entriamo in una nuova fase di questa entusiasmante sfida”
E qui s’incastrano le prime parole da proprietari di Brandon Berger e Lauren Crampsie, assistiti da Mauro Baldissoni per tutta l’operazione: «Entriamo in una nuova fase di questa entusiasmante sfida e nel farlo avvertiamo tutta la responsabilità che deriva dalla gestione di un bene così prezioso. Siamo impazienti di intraprendere iniziative e promuovere progetti mirati alla crescita del club, con l’obiettivo di riportare quanto prima la squadra sui palcoscenici che merita, di valorizzare il suo legame con il territorio e di soddisfare le ambizioni della propria gente».
Calcio Monza americano: in settimana l’insediamento del nuoco CdA
Dunque, subito al lavoro. In settimana si instaurerà un nuovo Cda e poi sotto con i contatti. La Formula1 è il primo e principale, come dimostrato nei recenti eventi. Ma sostenere tali ambizioni e tali obiettivi non è scontato dal punto di vista economico. La struttura del deal è quella classica di un fondo d’investimento: dopo il versamento iniziale di tre milioni al signing del primo luglio, è stata eseguita una raccolta tra i propri clienti e gli interessati, dopodiché si sono rivolti ad una società finanziaria per un finanziamento, non una banca, ma un altro fondo, che si chiama Corrum Capital Managment, in passato coinvolto niente di meno che… nel Leeds United all’epoca di proprietà di Andrea Radrizzani, imprenditore anch’egli accostato al Monza. Hanno messo insieme i 21 milioni da corrispondere a Fininvest entro fine settembre e bonificati in occasione del closing attraverso 4 milioni dalle casse di Beckett Layne e i restanti 17 con un bond, un prestito obbligazionario quotato alla Borsa di Vienna.
A giugno 2026 poi ci sarà da saldare Fininvest con i restanti sei milioni previsti dal contratto. Mentre la gestione attuale del club è garantita, almeno inizialmente, dall’incasso di tutto il paracadute riscosso dopo la retrocessione dalla Serie A. Sono 25 milioni e sono tutti introitati e a disposizione della squadra, non dalla proprietà. Inizia una nuova vita per il Monza, all’interno di parametri diversi, ma con ambizioni che all’alba di questa nuova era sono state chiaramente dichiarate e ora vanno rafforzate per essere mantenute.