Antonio Scaccabarozzi e Maria Calderara. L’arte in un dialogo a due

Ci sono mostre “di cassetta”, vale a dire commerciali e senza nessun frutto estetico, e altre  invece che hanno il dono di lasciar vivere la scoperta, il miracolo del vivere e del pulsare quotidiano. E’ quanto abbiano ritrovato in una sorprendente mostra che ritrova coinvolto un artista brianzolo di chiara fama. Nascono in dialogo con le opere di Antonio Scaccabarozzi (Merate, 1936 – Santa Maria Hoè, 2008), pittore di luce e di infinite trasparenze, alcuni capi della nuova collezione di Maria Calderara, grande sperimentatrice e collezionista appassionata, già autrice di capsule collection dedicate agli artisti Gianni Pettena e Luca Maria Patella. Le opere visibili presso lo SPAZIO maria calderara di Milano (Via Lazzaretto, 15), nella mostra presentata al pubblico #ROUNDRIVER SS 24.

Calderara e Scaccabarozzi fino al 17 ottobre a Milano

Gli abiti e i gioielli di Maria Calderara, unitamente ad alcune opere selezionate di Antonio Scaccabarozzi,  esposti fino al 17 ottobre 2023 a Milano, nell’ambito del progetto realizzato in collaborazione con Associazione Archivio Antonio Scaccabarozzi e Galleria Clivio. “Round River – spiega Maria Calderara – è un fiume che scorre su se stesso, che gira e rigira in un cerchio senza fine. È metafora dell’esistenza e perenne energia che ripercorre l’andamento circolare, creando sempre nuove forme e riflessi”. Dal cerchio, forma cara a Maria Calderara, nasce la sua nuova collezione, con capi di straordinaria modernità, che reinterpreta le opere di Antonio Scaccabarozzi a partire da alcuni temi ricorrenti nella produzione della stilista, come la liquidità del colore, che si spande sui tessuti lasciando impronte circolari, o il ricordo dell’acqua pura, di cui rimane solo un’ombra, una memoria, una linea irregolare che forma un cerchio sottolineato da un ricamo fitto su un top. Bianco e nero, bianco con flash di rosso ciliegia, giallo sole, verde erba e blu in varie gradazioni, dal cobalto al blu oltremare, determinano la  palette della collezione.

I celebri NO di Scaccabarozzi si manifestano risoluti ed inaspettati su un abito attraverso la lentezza del ricamo, come per evidenziare il tempo necessario alla negazione che si ripete e si moltiplica, tramutandosi in segno grafico che si rinforza e si annulla allo stesso tempo. Tessuti leggeri, stropicciati, lavati, dipinti a mano, tagliati a laser e ricuciti con certosina perizia a creare una cascata di petali quadrati. Il gioco dei contrasti morbido-rigido, trasparente-opaco, croccante-fluido, maschile-femminile è sempre presente. Le maxi t-shirt in tulle, seta e batista di cotone invitano alla sovrapposizione, giocando con trasparenze, materiali e colori. Il full moon dress di jersey aderente ripropone la forma del cerchio, questa volta intagliato nel tessuto, e può essere giocato da solo o in sovrapposizione. Una gonna interpreta le Iniezioni, opere degli anni Ottanta, con stampa fatta a mano di bolli che, appuntati alla gonna come petali, seguono il movimento della persona svelando altre iniezioni colorate, piccoli spiragli, porte sull’anima inafferrabile e multicolore. L’omaggio a Scaccabarozzi ritorna, infine, nell’abito pensato come un collage di carta da giornale su una mussola di cotone, creando un effetto spiazzante e confermando la continua ricerca sui materiali, che divengono plastici e concettuali. L’illusione della materia continua anche su alcuni gioielli, la cui preziosità si fonda sulla ricerca formale e sul processo produttivo.

L’acqua uno degli elementi principali delle opere di Scaccabarozzi

L’acqua è stata uno degli elementi principali e materia costituente le opere di Scaccabarozzi. Gioielli con cristalli e pietre di ghiaccio che stanno per sciogliersi evidenziano il legame con l’acqua. Maria Calderara ne ha bloccato il riflesso attraverso il vetro, come un frammento della corrente del Round River. Dopo un lungo e paziente lavoro, svolto a Murano con gli ultimi maestri vetrai, è riuscita a creare delle innovative pietre di vetro. Non si troveranno mai due pietre dello stesso colore e della stessa forma. Pezzi unici come il divenire dell’acqua.

L’allestimento prevede un cuore dedicato ai capi e ai gioielli, inseriti in un’atmosfera che ricorderà le velature dell’artista. Il display espositivo è stato immaginato per offrire una visione dedicata sia alle opere di Antonio Scaccabarozzi, che occuperanno le pareti dello SPAZIO, sia alle creazioni di Maria Calderara, che saranno installate al centro. Esposte alcune opere rappresentative del percorso di Antonio Scaccabarozzi dalla fine degli anni Settanta agli anni Novanta. Tra queste, CentoOttoVolteNo del 1983, un lavoro ad acrilico su carta che nasce dalla volontà dell’artista di rompere gli schemi e di passare a un fare artistico fluido, magico, non obbediente al concetto di “compiuto”, “finito” e  “riconoscibile”. Si segnalano, inoltre, un inchiostro blu su polietilene, caratterizzato da pennellate larghe, dense e trasparenti, le colonne di Essenziale, un omaggio alla colonna infinita di Brancusi, ed una Banchisa degli anni Novanta, generata da fogli di polietilene colorati e saldati, che danno vita a colori particolari e forme in movimento.

Le opere di Scaccabarozzi sulle pareti dello SPAZIO, le creazioni di Calderara al centro

Tutto è avvenuto presto,  e grazie anche alla sua amicizia con Antonio Calderara, viene considerato uno degli artisti più interessanti e viene invitato ad esporre in importanti gallerie della Germania, della Svizzera, dell’Olanda. Alla fine degli anni Settanta, Antonio Scaccabarozzi prende importanti decisioni sul suo lavoro e si distanzia man mano dai temi che i suoi colleghi tendono a seguire. La sua sete di libertà d’espressione gli impedisce di rimanere su un dato visivo stereotipato e ripetitivo, che comunque gli garantiva una certa fama e un mercato.

I sui NO nascono proprio dalla volontà di rompere gli schemi e di passare a un fare artistico fluido, magico, non obbediente al concetto del “compiuto”, del “finito” e del “riconoscibile”. Cerca di delineare, come se fosse possibile, i percorsi tracciati dall’acqua e inietta il colore nelle tele per dare valore ad aloni, incertezze, errori. Si rivolge infine ad un materiale inedito per lui, come il foglio del polietilene, sul quale stende le sue ‘Quantità’ di inchiostro blu. Il gesto artistico -sulla scia di Piero Manzoni e Lucio Fontana- è un fiume in piena mentre abbraccia superfici di grandi dimensioni con pennellate larghe, dense o trasparenti. A un certo punto la volontà di vivere il colore nella sua unicità, senza neppure un supporto, lo porta ad inventare una “materia che chiamerà Essenziale”. Le pennellate ora abitano lo spazio autonomamente, in forme geometriche semplici o in colonne, un tema che lo intriga da anni, un omaggio alla colonna infinita di Brancusi. “Credo che Antonio apprezzerebbe questo progetto – dichiara Anastasia Rouchota, erede universale dell’artista – perché il suo sguardo era sempre aperto e curioso. Un ringraziamento particolare va a Maria per essersi approcciata con sincera passione e grande rispetto al lavoro di Antonio, ma anche per essersi sentita libera di reinterpretarlo attraverso la propria ricerca, dando così vita ad una collezione che nasce da due anime affini”. “Tutti i colori – scriveva Antonio Scaccabarozzi – possiedono potenzialità diverse e particolari, che spesso restano sconosciute finché qualcuno ne coglie l’importanza e in qualche modo la rende visibile”.