A Lissone non servono Netflix o Sky per guardare le telenovelas del terzo millennio legate alla politica. Per avere un “abbonamento prime” su politici e politicanti nostrani, basta sedersi sui “divani” del Consiglio comunale. Mercoledì 12 novembre andrà in scena una seduta “a porte chiuse” per discutere del caso di Luca Faraone. Il direttore generale della casa di riposo Agostoni, comparso di striscio nelle intercettazioni di un processo per mafia. Non è indagato. Non è accusato di nulla, ma ormai il sospetto oggigiorno fa audience più della verità.
Lissone: la politica è meglio di una fiction, i nomi in ballo
E così, con la scusa della riservatezza, il Palazzo si prepara alla sua rappresentazione preferita. Un processo politico senza toga né prove, dove la discrezione diventa il paravento perfetto per i malumori di maggioranza. Che ci sono eccome. Nel ruolo del convitato di pietra, Franco Giordano di Fratelli d’Italia, presidente della casa di riposo. Sto giro mi tocca dargli ragione. L’ex aiuto pizzaiolo prestato alla politica è stato tirato dentro suo malgrado e deve andare davanti al “plotone di esecuzione” dei consiglieri per giustificare un operato (il suo) del tutto legittimo. E per dare più corpo e sostanza alla richiesta arrivata dalla maggioranza stavolta ci hanno messo dentro di tutto.
Comprese le ristrutturazione ottenute con il 110% quelle della legge ormai famosa. Non è lui al centro del caso, ma il suo nome basta a scaldare l’aula. Troppi trascorsi, troppe amicizie scomode e quell’ombra lunga di Massimo Ponzoni che continua a proiettarsi anche quando non serve. Forse Giordano paga il viaggio di ritorno in auto da Strasburgo con il “bugiardissimo” mentre gli altri invitati alla corte di Mario Mantovani si dovevano accontentare degli scomodi sedili di un bus. Un modo per parlare un po’ del futuro della Brianza. O quella foto ostentata abbracciato con lui di qualche giorno dopo. Foto che ricorda i bei tempi in cui i due erano “culo e camicia” al Pirellone. Di suo, qualche scivolata l’ha fatta, diciamolo, ma questa volta sembra servire più da bersaglio che da imputato. In politica, si sa, quando manca un colpevole basta riciclare un volto noto. Il risultato è una discussione blindata in nome della “serenità”, mentre la trasparenza resta fuori dal portone con il pubblico e i giornalisti. Il sindaco Laura Borella e il presidente Roberto Perego evitano commenti, ma il loro silenzio parla chiaro: il caso disturba, e il modo migliore per affrontarlo è farlo lontano dai microfoni.
Lissone: la politica è meglio di una fiction, Giordano e Faraone da imputati immaginari a protagonisti involontari
Peccato che a forza di chiudere porte e finestre, l’aria politica stia diventando irrespirabile.
A Lissone non si rischia solo di perdere la fiducia dei cittadini (quella ormai è in saldo) ma anche il senso del ridicolo. Perché quando la politica decide di discutere la trasparenza… in segreto, il vero scandalo non è nei nomi delle intercettazioni, ma nel copione di chi le commenta.
In politica il sospetto è il nuovo metodo d’indagine e la colpa, anche quando non c’è, trova sempre un appiglio narrativo.
La realtà, però, è che l’aula vuole un colpevole simbolico da interrogare, e chi meglio di Giordano per incassare qualche colpo di riflesso? In fondo, il ragionamento è semplice: se sei amico di qualcuno che conosce qualcun altro che è stato nominato in un processo, allora una domanda te la meriti. E poco importa se la tua unica colpa è quella di avere troppi numeri in rubrica.
Giordano, da vecchio navigatore di mare agitato, incasserà come sempre: sorriso a metà e il consueto copione di chi sa di essere finito questa volta nel mirino, non per i fatti, ma per i fastidi che provoca la sua sola presenza.