A Lissone, la politica è un eterno “malinteso”. Una commedia tragicomica dove le dimissioni chieste a un consigliere dell’opposizione si trasformano in una farsa da teatro dell’assurdo. Una “colpa grave” che nessuno riesce a definire, ma che suona come una vendetta in salsa fredda. Gelida come la manina della Bohème di Puccini. E come se non bastasse, un consigliere di maggioranza si ritrova la firma su un ordine del giorno che non ha mai apposto. Daniele Fossati è un gran signore e non solo ribadisce che la mozione non la firma, ma toglie le castagne dal fuoco al pianista” di Fi assumendosi la responsabilità del malinteso.
La politica di Lissone sembra una giostra dove ogni tanto qualcuno si dimentica di scendere. A Lissone non basta un malinteso per fermare la macchina della farsa. Qui si spera che tra scivoloni e incomprensioni qualcuno dimentichi che la città è governata da dilettanti allo sbaraglio. Un po’ come quel pianista che fa il suo numero finché il pubblico non si accorge che non sta suonando proprio nulla. Morale della storia: a Lissone non si amministrano i problemi, si creano “malintesi”. Ecco come vanno le cose in città che, se non fosse per il caos e i pasticci continui, sarebbe quasi un posto tranquillo per viverci.