Da 130 anni per il lavoro. Il compleanno della Cgil che a Monza nacque prima

Da 130 anni per il lavoro. Il compleanno della Cgil che a Monza nacque prima

Una volta qui c’erano molte grandi fabbriche. Aziende che nella maggior parte dei casi non ci sono più, perché il mondo del lavoro si è ormai parcellizzato, l’occupazione è sempre più frammentata, le unità produttive hanno dimensioni ridotte rispetto al passato.

Walter Palvarini, 59 anni, segretario generale della Cgil Monza Brianza

Una volta qui c’erano molte grandi fabbriche. Aziende che nella maggior parte dei casi non ci sono più, perché il mondo del lavoro si è ormai parcellizzato, l’occupazione è sempre più frammentata, le unità produttive hanno dimensioni ridotte rispetto al passato. In pratica, è cambiato il mondo. Ma non la necessità di tutelare determinati valori, come dimostra la storia della Camera del Lavoro di Monza, fondata il 1° ottobre 1893. Un filo ideale collega la prima sede di quell’associazione, in vicolo Molini 12, con gli uffici della Cgil Monza Brianza di via Premuda, erede di quell’idea e di quella neonata struttura sindacale.  La Cgil sarebbe nata nel 1906. A Monza, dunque, 130 anni fa si anticipavano i tempi, diventava un fatto concreto l’intuizione di costituirsi in associazione per difendere i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Un principio valido negli anni della rivoluzione industriale, così come ai giorni nostri, caratterizzati dal massiccio utilizzo delle tecnologie digitali e da cambiamenti frenetici e inaspettati, in ambito lavorativo e non solo. «La Camera del Lavoro di Monza – sottolinea Walter Palvarini, 59 anni, segretario generale della Cgil Monza Brianza, iscritto alla Cgil dal 1989 – nacque proprio per dare una risposta alla necessità di rappresentanza dei lavoratori sul territorio. Territorio dove c’erano importanti stabilimenti, grandi concentrazioni di operai. E già esistevano Società di Mutuo Soccorso e Leghe di Resistenza. Nella costituzione della Camera del Lavoro monzese, comunque, due elementi basilari furono l’unità e l’autonomia. Valori più che mai attuali». Già 130 anni fa, a conferma di come quella idea fosse innovativa, la «nuova» organizzazione sindacale erogava alcuni servizi. Niente di paragonabile, ovviamente, al ruolo svolto ora dalla Cgil Monza Brianza, quasi 60mila iscritti, 12 categorie rappresentate, una rete costituita da cinque Camere del Lavoro (Monza, Vimercate, Desio, Cesano Maderno e Carate) e da 55 sedi distribuite nell’area provinciale. «I raffronti con quegli anni – precisa Palvarini –, naturalmente non si possono fare. Il mondo è mutato, sono cambiati i soggetti ai quali ci rivolgiamo, i luoghi di lavoro e le dimensioni delle imprese. Unire i lavoratori è sempre una necessità, ma decisamente più complessa in confronto al 1893. Ora rappresentiamo i lavoratori, facciamo contrattazione, garantiamo servizi. Ma unità e autonomia restano per noi fondamentali». Soprattutto perché qui la rappresentanza è «vera» e non fittizia, basata sui numeri e non su un uso «disinvolto» delle norme. «Da tempo – aggiunge Palvarini – chiediamo che venga elaborata una legge sulla rappresentanza, per definire quali siano le organizzazioni sindacali effettivamente rappresentative. I cosiddetti contratti pirata sono appunto firmati da associazioni scarsamente rappresentative. Sono contratti che portano a un peggioramento delle condizioni lavorative e dei trattamenti retributivi. Chiediamo appunto una legge che chiarisca chi è abilitato a sedersi intorno a un tavolo e trattare e chi no. Nel comparto pubblico esiste già una normativa che indica le associazioni maggiormente rappresentative. Nel settore privato no». L’idea che portò alla nascita della Camera del Lavoro, dunque, è più che mai moderna. La Cgil brianzola lo sta ribadendo in questi giorni anche con l’allestimento della trasferta a Roma di sabato 7 ottobre. Un impegno che vuole favorire la partecipazione alla manifestazione nazionale «La via maestra. Insieme per la Costituzione» (per informazioni 039-2731212 , cdltbrianza@cgil.lombardia.it ). Un’occasione per ribadire la necessità, tra l’altro, di rinnovare i contratti nazionali detassando gli aumenti, favorire il lavoro stabile a tempo indeterminato, difendere e rilanciare il Sistema Sanitario Nazionale, costruire la pace e fermare la guerra.  «Per noi – conclude Palvarini – il salario minimo è quello fissato dai contratti nazionali firmati delle associazioni più rappresentative».

Una Camera del Lavoro che si rinnova

Fisac: l’esperienza di Valentina Maisano

Valentina Maisano, 31 anni

Rimpianti non ne ha. Anzi, avrebbe voluto iscriversi prima al sindacato. Una decisione che Valentina Maisano, 31 anni, dipendente di una compagnia assicurativa, impiegata che si occupa di formazione, ha poi preso senza incertezze una volta assunta a tempo indeterminato. Ma anche da precaria, passata attraverso l’esperienza dei contratti a progetto e a tempo determinato, ha sempre considerato l’organizzazione sindacale un punto di riferimento importante per il mondo del lavoro. «Pure in quel periodo – spiega – mi informavo delle iniziative di carattere sindacale, utilizzando le pagine social e i siti. Ma mi sono anche rivolta direttamente al sindacato». A Valentina, insomma, le motivazioni non sono mai mancate. La conferma arriva dal fatto che lei, iscritta alla Fisac Cgil Monza Brianza dal 2019, dal 2020 ricopre l’incarico di delegata sindacale. Una scelta che evidenzia come nel sindacato spesso i giovani non abbiano timore nell’assumersi inedite e significative responsabilità. «Mi sono iscritta alla Fisac – sottolinea – perché la ritenevo una cosa giusta e corretta. Per tutelare me stessa e i miei colleghi». Gli effetti positivi dell’azione sindacale diventano particolarmente evidenti nel 2021: la società, reduce anche da una fusione e da alcuni cambiamenti, stipula il primo contratto integrativo. «Se non ci fosse stato il sindacato – riconosce Valentina -, probabilmente non saremmo riusciti a raggiungere quest’obiettivo. Estremamente positivo è il rapporto che si è instaurato con gli iscritti, che qui sono 80 su un organico complessivo di 300 persone. La gente viene, chiede consigli, espone problematiche. Apprezzo le considerazioni che fanno i colleghi: hanno compreso le innovazioni che la Fisac ha promosso a livello contrattuale. Noi puntiamo sempre ad avere un dialogo con l’azienda. Dialogo che va aperto nell’interesse di entrambe le controparti. Senza il sostegno del sindacato, difficilmente ci saremmo trovati in questa situazione». «Sono felice – aggiunge -, questo incarico mi dà soddisfazione. Sono fortunata perché faccio parte della Fisac e ho un contratto che mi tutela. Ho invece amici che non hanno contratti adeguati alle responsabilità e all’attività svolta. Penso anche a chi lavora, per esempio, in ambito sportivo. Vedo comunque che le lavoratrici e i lavoratori sono sempre attenti alle questioni legate alla famiglia. Un termine che secondo me dovrebbe essere adoperato in maniera inclusiva, comprendendo anche il nucleo famigliare singolo».

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