Sciopero, presidio e assemblea. Così i lavoratori della Verti assicurazioni, del gruppo spagnolo Mapfre, risponderanno domani mattina alla decisione dell’azienda di ristrutturare dichiarando 325 esuberi su 620 persone. Le trattative avviate con i sindacati dopo l’annuncio dello scorso novembre non hanno portato a nessuno sviluppo e così domani, 3 febbraio, è stata proclamata un’astensione dal lavoro con un presidio dalle 9.30 davanti all’azienda che ha sede a Cologno Monzese in via Volta 16.
Una vertenza che interessa da vicino anche la Brianza perchè molte delle dipendenti Verti sono residenti proprio in provincia di Monza.
Il piano esuberi, con una riduzione di più della metà della forza lavoro e la completa esternalizzazione delle attività del Contact Center, di fatto è stato confermato dall’azienda e le soluzioni alternative proposte (in termini di buonuscita e ricollocamento con part time di quattro ore) al tavolo di confronto con i sindacati sono state giudicate insufficienti: «Quali garanzie sarebbero offerte ai lavoratori che non sono oggetto del piano esuberi, non è dato sapere- dicono le Rsa con Cgil, Cisl e Uil- ad oggi, obiettivo dell’azienda è ridurre drasticamente la propria forza lavoro, facendo ricorso inoltre a supposte “ricollocazioni” il cui unico fine sarebbe quello di tentare un trasferimento volontario di 104 lavoratori presso gestori esterni, (Covisian e Imaging) per svolgere le medesime attività ma a condizioni economiche e normative peggiori».
Ci sarebbe poi un gruppo di 15 persone «scelte -dicono i sindacati- in base a criteri unilaterali e discriminatori» che dovrebbero fungere da “gruppo di controllo” delle attività esterne.
Il caso Verti non è isolato nel settore. il comunicato firmato Rsa, Fisac Cgil, First Cisl, Fna e Uilca cita le vicende Zurich e Bnl, con, rispettivamente, la cessione di 80 lavoratori a un’azienda esterna e l’esternalizzazione di 900 lavoratori.
«Insieme ad esternalizzazioni ed esuberi -spiegano le organizzazioni dei lavoratori in un comunicato- non solo vengono travolte le vite di centinaia di colleghi, come rende esplicita la nostra vertenza e le altre citate; ciò che si persegue è un vero e proprio modello produttivo, come il nostro stesso AD dichiara, dentro al quale digitalizzazione e automazione dei processi lavorativi fanno il paio con maggiore sfruttamento e salari al di sotto dei livelli di sopravvivenza».