«In Italia la ricerca costa assai poco, se non nulla. Spendiamo meno della metà della media di tutti gli altri paesi europei, per non parlare degli Stati Uniti. Senza la ricerca non c’è innovazione, senza la ricerca biomedica non si collabora al progresso. Dobbiamo essere in grado di discernere le cose utili da quelle inutili, come ad esempio i casi Di Bella e Stamina».
Il professor Silvio Garattini, 89 anni, medico e scienziato di fama mondiale, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri (tre sedi tra Milano e Bergamo, 800 ricercatori) non ha mancato di far sentire, sulla questione della ricerca, il suo messaggio forte e chiaro, recente ospite di una serata (a tema i vaccini) organizzata dal Lions club Monza Parco (presidente Manlio Pacitti) con altri club Lions, Innerwheel e Soroptimist.
E l’auspicato arrivo a Milano dell’Agenzia europea del farmaco (Ema)? «Dal punto di vista tecnico – ha detto Garattini – Milano e l’Italia hanno tutte le carte in regola. La nostra industria farmaceutica è di prim’ordine, sarebbe utile un arrivo dell’Ema a Milano sia per la ricerca che per il suo indotto. Ogni azienda farmaceutica dovrebbe avere a Milano o nell’hinterland quantomeno un ufficio. Si parla di un indotto di seimila persone. Purtroppo però il timore è di ordine geopolitico: la politica spinge per una sede nell’Est Europa per bilanciare la presenza di sedi europee in tutti i Paesi».
Garattini iniziò la sua attività di ricercatore negli Stati Uniti nel 1957: «Mi accorsi che laggiù la ricerca era fatta in modo professionale e decisi di tentare di portare quel modello, attraverso il meccanismo della fondazione, in Italia». Nel 1961 partiva l’attività dell’istituto Mario Negri, intitolato a un gioielliere che con un lascito di 100 milioni (di allora) ne aveva permesso la costituzione.
Certo, la ricerca va fatta bene: «Se ho la sciatica – spiega Garattini – e cerco di guarire prendendo diversi farmaci in successione, non è detto, di fronte a un sentore di beneficio, che a farmi bene sia stato l’ultimo farmaco che ho preso. Discernere ciò che utile da ciò che non lo è, stabilire i nessi tra causa ed effetto, calcolare probabilità e rischi (un bimbo rischia di più essendo seduto in auto che facendosi vaccinare) sono tutte cose difficilissime da fare. Ma questo è fare ricerca. Mancando l’informazione, neanche i medici possono imporre le proprie scelte.
Il ricercatore, da parte sua, non deve sentirsi in una torre d’avorio: «Il ricercatore che va a a parlare in giro spesso viene visto male dall’accademia. Ma nella ricerca tutti possono pubblicare e quindi tutti possono commentare e, se del caso, correggere. Il Servizio sanitario nazionale si sosterrà se ridurremo le malattie, facendo prevenzione. Che si fa grazie alla ricerca. Purtroppo spesso le aziende farmaceutiche hanno come obiettivo di curare i sani, introducendo sul mercato medicine inutili».
Il dibattito – «I vaccini sono i farmaci migliori che abbiamo. Costano poco rispetto ai benefici che danno; hanno un effetto specifico per una determinata malattia (si sa perché si usano); hanno una azione prolungata: si usano solo 1-2 volte nella vita, in dosi modeste; se usati bene possono far sparire alcune malattie».
Silvio Garattini è deciso nella difesa della vaccinazione di massa. Ma: e i rischi? «Ci sono, ma sono molto bassi (anafilassi o allergie, che possono essere arginate). Le polemiche contro i vaccini ci sono perché i giovani genitori non hanno memoria storica delle malattie del passato. Non hanno mai visto un bambino poliomelitico. Ma proprio perché c’è stata la vaccinazione di massa. Una volta questi piccoli per la metà morivano e per l’altra metà restavano disabili».
Quindi la obbligatorietà delle vaccinazioni va mantenuta? «Innanzitutto i genitori non hanno un diritto incontestabile di arbitrio sui figli. Chi non si vaccina fa danno agli altri. Perchè esistono anche dei bambini che non possono essere vaccinati per ragioni mediche (deficit di varia natura) e quindi sono protetti dalla vaccinazione fatta dagli altri». E lo spettro autismo causato dai vaccini? «È una bufala: il medico inglese che lo prospettò è stato sbugiardato».