Gazebo smontati, tavoli impilati da portare via e al posto della tenda dove di inverno ci si scaldava con il fuoco rimane soltanto la cenere. Dopo l’accordo di conciliazione siglato al Tribunale di Monza, gli ormai ex lavoratori della K-Flex smantellano il presidio fuori dai cancelli di via Da Vinci, a Roncello. E il sapore di queste giornate, dopo 113 giorni di sciopero, ha qualcosa di amaro.
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La vertenza K-Flex si è chiusa nelle aule di giustizia (dopo che i sindacati hanno fatto causa all’azienda per procedimento antisindacale, appellandosi alla legge) con una conciliazione che lascia ai licenziati 42mila euro (lordi) di buonuscita – un importo che si pone circa a metà strada tra l’ultima offerta della proprietà Spinelli e l’ultima richiesta dei lavoratori in seno alla procedura sindacale, che era finita con un mancato accordo.
Con il termine del presidio, partirà lo smantellamento del polo produttivo gestito da una multinazionale che, con bilanci sani e dopo aver beneficiato di milioni di finanziamenti pubblici, mantiene nel Paese che l’ha vista nascere soltanto attività di ricerca e sviluppo, commerciali e logistiche, conservando una sessantina di posti (sui 243 di pochi mesi fa).