Un’impresa su quattro (il 27%) presuppone di poter continuare a produrre senza interruzioni solo nel breve termine, ossia ancora per 1-3 mesi, e un ulteriore 32% non oltre i 12 mesi. È quanto emerge dai dati elaborati dal Centro Studi di Assolombarda su un insieme di 463 imprese dei territori di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia, prevalentemente manifatturiere e con rapporti commerciali diretti con Russia-Ucraina-Bielorussia.
Sulla situazione pesano i costi dell’energia, delle materie prime, le difficoltà nell’approvvigionamento, nelle esportazioni e nei pagamenti. E la guerra in Ucraina per cui nove aziende su dieci giudicano un problema “importante” il conseguente aumento del prezzo dell’energia e 8 su 10 i rincari delle altre commodity.
“La produzione di un’impresa su 4 è a rischio nel breve termine – ha sottolineato Alessandro Spada, presidente di Assolombarda – I dati elaborati dal nostro Centro Studi confermano, infatti, il peggioramento degli effetti dovuti al conflitto e al caro energia sulle materie prime. Evidenze che rendono necessarie misure importanti e urgenti che possano sostenere le nostre aziende che si trovano in difficoltà a produrre. Ad esempio, ogni intervento volto ad abbassare il prezzo finale del gas per il consumatore aziendale può rappresentare un beneficio: andrebbe in questa direzione l’introduzione del price cap percentuale, così come la creazione di una centrale europea di acquisto del gas. Dallo studio emerge però un elemento positivo, che coinvolge la riorganizzazione della geografia delle catene globali del valore. In molti casi, infatti, si sta verificando un riavvicinamento all’Europa e all’Italia: questo può sicuramente rappresentare un’opportunità per le parti più competitive del nostro sistema industriale”.