Crisi Icar a Monza, forse un anno di ossigeno con i defibrillatori Philips

La Icar di Monza potrebbe avere un anno di ossigeno grazie a una commessa di Philips per i suoi defibrillatori: si passa così dal fallimento al concordato in bianco.
Monza: la Icar
Monza: la Icar Fabrizio Radaelli

Potrebbero essere i defibrillatori a salvare il cuore affaticato della Icar, l’azienda di via Isonzo a Monza di apparecchiature elettriche di alta potenza, sull’orlo del fallimento. Lunedì il liquidatore ha presentato, anziché l’istanza di fallimento, la domanda di concordato in bianco. Ora ha sessanta giorni, con una possibile proroga a 120-180 giorni, per presentare in tribunale un piano concordatario con le indicazioni e gli impegni a pagare i creditori previlegiati (tra cui vi sono i dipendenti) e un piano per pagare i creditori chirografari. Il tutto sostenuto economicamente grazie a un accordo di un anno intervenuto con la Philips.

«La svolta -spiega Gabriele Fiore della Fim Cisl Monza Brianza Lecco- è potuta esserci grazie alla commessa della Philips, in tema di defibrillatori, che potrebbe dare lavoro per un anno a metà del personale». All’inizio della crisi, lo scorso autunno, erano poco meno di 200 i dipendenti dell’azienda, divisi tra la sede monzese e quella di Villa d’Adda. Oggi sono 170.

«Lunedì prossimo svolgeremo le assemblee coi lavoratori per spiegare la situazione -prosegue Fiore- in attesa che il tribunale di Milano (la sede legale dell’azienda è nel capoluogo, ndr) nomini un commissario da affiancare al liquidatore nel percorso verso il concordato preventivo. La sostenibilità economica dell’operazione è tutta da verificare. La nomina del commissario potrebbe avvenire agli inizi di aprile».

Dunque per il momento lo sforzo è quello di evitare il fallimento dell’azienda, da anni fiaccata sul piano finanziario ma che pure continua a godere di credibilità produttiva sul mercato delle grandi apparecchiature elettriche, tanto da avere commesse.

«Ora Icar dovrà attivarsi per gli ammortizzatoti sociali , prorogando la cassa integrazione Covid già attivata. L’obiettivo del sindacato -conclude Fiore- è di salvaguardare l’occupazione il più possibile. In questo anno, entro il marzo 2022, bisognerà verificare se gli operatori del settore che si dicevano interessati a rilevare Icar, ora alla finestra, vorranno rimettersi in gioco e quindi se le trattative si riapriranno. Abbiamo sempre sostenuto che l’azienda in sè ha appeal industriale, altrimenti le commesse non arriverebbero».