Addio a Pierluigi Ghianda, l’artigiano legnamé diventato il poeta del legno

LE FOTO È morto il “poeta del legno” che si è sempre considerato un semplice uomo di bottega. Il mondo artigiano della Brianza dice addio a Pierluigi Ghianda, scomparso martedì 9 giugno a Bovisio Masciago.
Pierluigi Ghianda nel laboratorio di Bovisio Masciago
Pierluigi Ghianda nel laboratorio di Bovisio Masciago FABRIZIO RADAELLI

È morto il “poeta del legno” che si è sempre considerato un semplice uomo di bottega. Il mondo artigiano della Brianza dice addio a Pierluigi Ghianda, scomparso martedì 9 giugno a Bovisio Masciago all’età di 89 anni. I funerali sono in programma giovedì 11 giugno alle 11 nella Chiesa di San Pancrazio a Bovisio Masciago.

Falegname, o legnamé, aveva iniziato da apprendista per diventare uno dei nomi più noti dell’arte del legno: un ebanista con opere esposte nei principali musei del mondo e collaborazioni coi nomi più importanti del design italiano e internazionale. “Sono un legnamé a cui piace fare delle belle cose”, aveva detto nel 2010 in un’intervista al Cittadino.
Più volte era stato premiato tra le eccellenze dell’imprenditoria brianzola.


LEGG

I L’intervista al Cittadino (dicembre 2010)


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“Grande personaggio. Esigente sul lavoro, ma maestro per tutti quelli che hanno avuto la fortuna di passare nella sua azienda in via Desio, a Bovisio Masciago – ricorda l’Unione Artigiani in un comunicato stampa – Non a caso qualche anno fa l’amministrazione comunale lo aveva celebrato con un documentario dal titolo “L’uomo che frima il legno”. E considerando i nomi di chi interveniva nel documentario (Gae Aulenti, Luca Bergo, Cini Boeri, Piero Castiglioni, Aldo Cibic, Philippe Daverio, Marco Zanini) non era difficile capirne il perché”.

Pierluigi Ghianda è stato definito “il poeta del legno”, per l’amore con il quale lo lavora, per la sua sapiente conoscenza di questa materia viva, che non muore mai, nemmeno dopo centinaia di anni, e per il profondo rispetto che le manifestava.

Rispetto che si traduceva nell’uso degli incastri per l’assemblamento dei mobili, al posto di altri sistemi – come i chiodi – che avrebbero potuto ferire il legno.

Incastri, dai più semplici ai più complessi, come in Kyoto (Frattini), il suo capolavoro, un tavolo generato da 1705 incastri fino a formare una texture di 1600 fori quadrati su cui giocano luci ed ombre, esposto al prestigioso MoMa di New York. In oltre settant’anni di carriera ha lavorato sia essenze pregiate come il bois de rose e l’ebano sia il più comune legno di pero, firmando il suo stile con la precisazione della lavorazione.

«Richiesto dalle aziende più prestigiose (Hermès, Rolex, Knoll, Rosenthal, ClassiCon, Dior, Memphis, Rochas, Pomellato, De Padova, Loro Piana, Thomas) ha collaborato con i designers più famosi (Aulenti, Bellini, Frattini, Max Bill, Boeri, i Castiglioni, Sottsass, i Vignelli, Monzini, Raggi e Puppa, Sapper, Eileen Gray, i Noorda, Barokas, Cibic, Slegten & Toegemann, e molti altri) ha operato per oltre settant’anni con quell’entusiasmo e quell’amore che hanno fatto di lui un ebanista d’antico stampo, paragonabile solo ai grandi maestri del passato – continua l’Unione artigiani – L’intera Unione Artigiani di Monza e Brianza, con il presidente Walter Mariani, e il segretario generale, Marco Accornero, si stringe attorno ai familiari, esprimendo sentimenti di profondo cordoglio e affettuoso ricordo».

A metà maggio, il Comune di Cesano Maderno ha inaugurato le ex scuderie di Palazzo Arese Borromeo ristrutturate proprio con una mostra dedicata a Ghianda, la prima a essere ospitata nei nuovi spazi espositivi.