«Un luogo era pieno di dinosauri, è un immenso patrimonio scientifico. Le camminate parallele sono prove evidenti di branchi in movimento sincronizzato e ci sono anche tracce di comportamenti più complessi, come gruppi di animali radunati in cerchio, forse per difesa»: sono le parole con cui il palentologo Cristiano Dal Sasso, concorezzese, ex studente del liceo Zucchi, scienziato del Museo di storia naturale di Milano, racconta l’incredibile scoperta preistorica fatta negli ultimi mesi in Lombardia: nel cuore delle Alpi nella Valle di Fraele, tra Livigno e Bormio, si trova uno dei più grandi siti a orme di dinosauro del mondo, almeno per il periodo Triassico.
Triassico, cioè oltre 200 milioni di anni fa: la Terra era diversa e quegli spazi erano molto, molto differenti da quello che sono oggi, ma nel corso dei millenni quell’area si è spostata dov’è ora. Una sorpresa straordinaria per un paleontologo di esperienza come Dal Sasso – scopritore, tra l’altro, del primo dinosauro italiano, lo Scipionyx samniticus, per gli amici Ciro: «Dopo trentacinque anni di attività non avrei mai immaginato di trovarmi davanti una scoperta così spettacolare, nella regione in cui vivo. Incredibilmente anche in Lombardia ci sono luoghi ancora inesplorati, remoti nel tempo e nello spazio».
La pianura dei dinosauri della Lombardia: la scoperta e gli studiosi

Molte orme mostrano una direzione preferenziale, condivisa da individui che evidentemente procedevano
affiancati. Foto di Elio Della Ferrera, Arch. PaleoStelvio
A settembre un fotografo naturalista professionista, Elio Della Ferrera, nota su pareti di dolomia pressoché verticali dei fori sistematici e intuisce cosa possano essere. Era il 14, una domenica: cerca di avvicinarsi il più possibile e dalla base vede quelle che gli sembrano orme fossili, alcune fino a 40 centimetri di diametro, altre allineate in file parallele. Sembrano dita e artigli. Della Ferrera conosceva già Dal Sasso e il giorno dopo lo chiama. Quest’ultimo sgrana gli occhi e conferma: sono centinaia e centinaia di orme di dinosauro. Le analisi del Museo di storia naturale sono condotte in collaborazione con il Muse di Trento (in particolare Fabio Massimo Petti, esperto di impronte) e il dipartimento di Scienze della terra “Ardito Desio” dell’Università degli Studi di Milano (il geologo Fabrizio Berra), per conto della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio. “La scoperta assume un significato ancora più profondo perché avviene alla vigilia di un evento mondiale come le Olimpiadi” annotano gli scopritori.
La pianura dei dinosauri della Lombardia: cosa dicono le orme

“L’analisi delle carte geologiche e delle pubblicazioni più recenti indica che le orme sono conservate in rocce dolomitiche del Triassico superiore, risalenti a circa 210 milioni di anni fa – si legge nella documentazione diffusa martedì, in occasione della presentazione della scoperta – Sulle Alpi Orientali, Dolomiti incluse, sono noti diversi siti con orme della stessa età geologica, ma queste si rivelano essere le prime orme dinosauriane scoperte in Lombardia e le uniche esposte a nord di una delle più importanti faglie delle Alpi, la Linea Insubrica”.
Le indagini evidenziano che le orme più numerose sono di forma allungata, appartenenti ad animali ad andatura bipede e in quelle meglio conservate si riconoscono le tracce di almeno quattro dita. “Queste caratteristiche sono più evidenti se si osservano le piste più lunghe e più isolate; dove hanno camminato molti animali le orme si confondono e spesso si sovrappongono. In alcuni casi, davanti alle orme dei piedi si trovano quelle delle mani, che sono più larghe che lunghe e più piccole. In quei punti gli animali si erano probabilmente fermati, appoggiando a terra gli arti anteriori”.
La pianura dei dinosauri della Lombardia: sono prosauropodi
Indizi che fanno pensare a prosauropodi, cioè erbivori dal collo lungo e testa piccola, che sono considerati gli antenati dei grandi sauropodi del Giurassico, come il brontosauro. “Di corporatura robusta, i prosauropodi possedevano artigli appuntiti sia sulle mani che sui piedi. In alcune specie, come Plateosaurus engelhardti, gli adulti potevano raggiungere una lunghezza di 10 metri. In Svizzera e in Germania sono stati trovati molti scheletri di plateosauro, che dunque è il più probabile responsabile (trackmaker) delle orme trovate in Val Fraele”.
Pseudotetrasauropus è quella che più si avvicina alle orme dei dinosauri dello Stelvio, aggiungono gli studiosi, per quanto “è anche possibile che queste orme appartengano a una icnospecie ancora sconosciuta, cui si dovrà dare un nuovo nome. Solo le future indagini di dettaglio permetteranno di classificarle con precisione”.
Gli studi ora proseguiranno: l’obiettivo è individuare con precisioni quali siano i rettili che abitavano quel territorio 210 milioni di anni fa. “Fra le tracce non è escluso che ci possano essere anche rettili quadrupedi simili a coccodrilli (arcosauri) – è la conclusione temporanea – e dinosauri predatori antenati del Saltriovenator, che per ora resta l’unico dinosauro carnivoro lombardo di cui conosciamo le ossa”.
