Desio, la mostra su Pio XI: un ologramma a grandezza naturale di Papa Ratti parlerà ai visitatori con la sua vera voce

Sabato 31 maggio, nello Spazio Stendhal (via Lampugnani, 62, a Desio) alle 10.30 a Desio. L'incontro è aperto a tutti ed è gratuito. All’evento interverrà monsignor Dario Viganò, presidente della Fondazione memorie audiovisive del cattolicesimo, vice cancelliere della Pontificia accademia delle scienze
Una prima immagine dell’ologramma di Papa Pio XI

È arrivato il giorno dell’inaugurazione del percorso espositivo “Costruirò la Casa della Pace” nel contesto del Giubileo dei pontefici lombardo veneti del 900. Si tiene sabato 31 maggio, nello Spazio Stendhal (via Lampugnani, 62, a Desio) dalle 10.30 a Desio. L’incontro è aperto a tutti ed è gratuito. All’evento interverrà monsignor Dario Viganò, presidente della Fondazione memorie audiovisive del cattolicesimo, vice cancelliere della Pontificia accademia delle scienze, sul tema: “Pio XI e la comunicazione protagonista dei Giubilei del 1925 e del 1933”, al quale abbiamo rivolto alcune domande.

 Pio XI è stato un pontefice attento al sapere, alla scienza e alla comunicazione

 «Parlare di Pio XI significa confrontarsi con una figura di straordinaria lungimiranza, un pontefice radicato nella tradizione ma capace di aprirsi alle forme nuove della comunicazione e della conoscenza. Un esempio: la collaborazione con Guglielmo Marconi e l’inaugurazione della stazione Radio vaticana nel 1931. All’epoca non si trattava di una radio come la intendiamo oggi, ma di un centro scientifico. Solo dopo divenne una radio intesa come mezzo di informazione che permise una grande missione evangelizzatrice. Inoltre, papa Ratti fu talmente consapevole dell’importanza del sapere scientifico che fece della Pontificia accademia delle scienze una vera istituzione del pensiero cattolico moderno».

 Nel suo intervento parlerà anche dei Giubilei indetti da Pio XI

 «Quello del 33 fu forse il più simbolico: fu aperto un varco nelle mura leonine per permettere il passaggio di un treno dalla neonata Stazione vaticana verso l’Italia. Un gesto carico di significato dopo la conciliazione del 1929, un invito ai pellegrini a tornare a Roma. Una modernizzazione senza rinnegare la tradizione. Il fischio di quella locomotiva, che nel 33 ruppe il silenzio del colle Vaticano, fu il simbolo di una Chiesa che si apriva al mondo. Fu l’inizio di un movimento centripeto verso Roma che coinvolse fede, mobilità e anche il cinema. Pio XI comprese l’importanza di questo nuovo linguaggio e fu lui a fondare negli anni Trenta  il Centro cattolico cinematografico».