Con gli occhi dei macchiaioli: a Monza un’immersione nella storia

Fino al 21 maggio alla Villa reale la mostra di Vidi Cultural con la Reggia per raccontare un'epoca le opere dei protagonisti.
GIovanni Fattori, Bovi al Carro, Collezione Palazzo Foresti Carpi
Giovanni Fattori, Bovi al Carro, Collezione Palazzo Foresti Carpi

Non c’erano nell’aria solo le grandi trasformazioni di una Italia indirizzata verso l’Unità nazionale: era un intero continente che sobbalzava all’interno dei grandi cambiamenti. Geografici, politici, sociali e culturali. In quello spicchio della seconda metà dell’Ottocento che in Europa avrebbe poi avuto un cuore pulsante e metamorfico nella Parigi dagli impressionisti in poi, anche in Italia, lato arti figurative, succede molto, tanto. Anzi, proprio una piccola rivoluzione.

Quella che intende raccontare la mostra che apre al Serrone della Villa reale, dal 18 febbraio e fino al 21 maggio: “I macchiaioli”, il titolo secco, che poi si arreda del sottotitolo “L’invenzione del plein air tra Francia e Italia”, al di qua e al di là delle Alpi. Ci sono allora Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Giuseppe Abbati, Silvestro Lega, Vincenzo Cabianca, Raffaello Sernesi, Odoardo Borrani, in dialogo con quelle di alcuni dei rappresentanti della Scuola di Barbizon, quali Camille Corot, Charles-François Daubigny, Constant Troyon, Théodore Rousseau, così lontani e così vicini dal prossimo (per l’epoca) impressionismo, che proprio lì andarono ad abbeverarsi per scoprire chi prima di loro aveva deciso di uscire dalle accademie e dagli atelier per raccontare il mondo dal vivo. Un movimento, spiegano infatti gli organizzatori, che “con le sue ricerche pittoriche d’avanguardia ha per molti aspetti anticipato, con sorprendente modernità, gli esiti proposti successivamente dagli Impressionisti francesi”.

I macchiaioli al Serrone della Villa reale di Monza

Si tratta di un progetto prodotto da Vidi cultural che approda come nuova tappa a Monza, realizzato con la collaborazione del Consorzio Villa reale e Parco di Monza e con il Comune di Monza, col contributo di Bper Banca, e la partnership di Trenord, che analizza “la rivoluzione macchiaiola all’interno di un contesto europeo, focalizzandosi sulle novità tecniche che i padri dell’arte en plein air hanno sviluppato relativamente al tema del paesaggio, della pittura di genere e di carattere storico”.

curarlo, la storica dell’arte Simona Bartolena che ha selezionato 90 opere provenienti da collezioni private, ma anche da alcune istituzioni come il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, Palazzo Foresti di Carpi, la Fondazione Cariparma di Parma, la Galleria d’Arte Moderna di Milano.Sono artisti che, annotano gli organizzatori, sono “protagonisti dell’evoluzione di questo movimento, fondamentale per la nascita della pittura moderna italiana, partendo proprio dalla loro relazione con la scena europea, in particolare, con quella francese”.

I macchiaioli a Monza: la curatrice Simona Bartolena

«La mostra – dice la curatrice Simona Bartolena – propone un modo di narrare la vicenda poco consueto, molto vicino allo sguardo di coloro che di questa rivoluzione furono i protagonisti, che porterà il pubblico a immergersi in un momento storico e culturale molto vivace, da cui emergeranno i fermenti di rivolta di questi nuovi pittori, insieme alle loro forti personalità artistiche e umane. Mediante approfondimenti biografici e spiegazioni tecniche, lo spettatore scoprirà la vera importanza storico-artistica della pittura macchiaiola, troppo spesso nota solo per la piacevolezza delle sue tavolette».

GIovanni Fattori, Soldati a cavallo, Museo della scienza e delle tecnologia di Milano
GIovanni Fattori, Soldati a cavallo, Museo della scienza e delle tecnologia di Milano

Il percorso espositivo parte proprio dalla Francia della Scuola di Barbizon, con le tele e le opre di Camille Corot, Charles-François Daubigny, Constant Troyon, Théodore Rousseau, capostipiti di quell’uscita aperto per raccontare “il vero dal vero” e prosegue poi con i lavori di artisti italiani, più o meno celebri, come Giuseppe e Filippo Palizzi, “o di Serafino De Tivoli il quale, grazie alle conoscenze acquisite durante un viaggio a Parigi, porterà ai colleghi del Caffè Michelangelo a Firenze novità e conferme importanti.

I macchiaioli a Monza: le origini

È proprio attorno ai tavoli del locale fiorentino che, nella seconda metà degli anni cinquanta dell’Ottocento, si riuniva un gruppo di giovani autori accomunati dallo spirito di ribellione verso il sistema accademico e dalla volontà di dipingere il senso del vero”, un grande grimaldello ricorsivo di ogni rivoluzione nel campo della storia dell’arte. “Il paesaggio, le scene di genere e la storia sono i tre principali ambiti entro cui si sviluppò la pittura di macchia. Nel primo caso, si troveranno dipinti, realizzati in anni diversi, che hanno come soggetto le campagne fiorentine, le coste di Castiglioncello e dintorni, le località tra Toscana e Liguria e che documentano la particolare relazione con la fotografia che si proponeva come una nuova tecnica con cui confrontarsi”.

E allora lavoratrici nei campi, mercati del bestiame e monaci a passeggio in un chiostro cittadino come temi ricorrenti, con risultati che si ritrovano per esempio in Silvestro Lega o Cristiano Banti. E poi la sovrapposizione con il romanticismo nel lavoro di Cristiano Banti, Vincenzo Cabianca, Giovanni Fattori.

I macchiaioli a Monza: dove, come, quando

Ma è un ventaglio che la mostra vuole raccontare come una immersione nella storia che ne è stata scenario: con il biglietto sarà possibile visitare anche la Villa con biglietto ridotto. Ingressi a 12 euro, 10 il ridotto (13-18 anni, over 65, gruppi precostituiti di adulti oltre le 15 persone), 5 euro per i bambini 7-12 anni. Gli orari: dal mercoledì al venerdì 10 – 13 / 14 – 19, sabato domenica e festivi dalle 10 alle 20.