White Mathilda, 8 marzo: due storie di donne liberate e di rinascita

Nella settimana in cui si celebra la Giornata internazionale della donna, la prima associazione anti-violenza istituita in Italia, aperta a Desio, in Brianza, in via Garibaldi 46 (telefono: 0362-621494) da Luisa Oliva, continua in modo incessante il suo impegno quotidiano, istituendo una collaborazione con la Comunità pastorale di Desio

«A 32 anni mi consideravo una donna di successo: ero riuscita a fare il mestiere che amavo, avevo un ottimo stipendio, abitavo in una casa tutta mia, guidavo una bella auto. Finché nella mia vita è entrato lui». Inizia così la storia di Roberta (un nome di fantasia). Una storia di violenza così dura da togliere il fiato che la giovane ha accettato di raccontare insieme a quella di Silvia (un altro nome inventato per proteggerne l’identità). Due storie di vite al femminile, distrutte dalla violenza, e poi faticosamente rinate, per presentare il servizio di White Mathilda. Nella settimana in cui si celebra la Giornata internazionale della donna, la prima associazione anti-violenza istituita in Italia, aperta a Desio, in Brianza, in via Garibaldi 46 (telefono: 0362-621494) da Luisa Oliva, continua in modo incessante il suo impegno quotidiano, istituendo una collaborazione con la Comunità pastorale di Desio. Venerdì sera al Centro parrocchiale il parroco, don Mauro Barlassina, insieme a Luisa Oliva ha proposto l’incontro pubblico Educare alla non violenza: una serata importante, per combattere la cultura della violenza, in ogni ambiente.
Anno dopo anno, quella di White Mathilda è diventata una rete di protezione forte, radicata, presente in numerosi comuni della Brianza, che ha come punti di riferimento i Comuni, le Forze dell’ordine, gli ospedali, riuscendo a offrire ogni anno un punto di riferimento e un’occasione di ripartenza a centinaia di donne.

White Mathilda, 8 marzo: la mia vita distrutta da un uomo violento

E’ un racconto drammatico, quello di Roberta, ma anche un percorso di rinascita e di speranza: «All’inizio la presenza di quest’uomo facoltoso mi gratificava: «Lui – con la sua forza economica – mi offriva sempre di più: cene esclusive, viaggi da mille e una notte, un lusso sfrenato». Non era generosità, ma un modo per impossessarsi con prepotenza della vita della donna: «Quando lui ha preso il controllo della mia vita, ha gettato la maschera. Per lui ero la sua schiava. Ordinava, e se osavo dire di no, diventava violento». Tra gli episodi più drammatici, un violento schiaffo, dato di fronte al suo bambino piccolo, che ha assistito a una scena di violenza contro sua madre, che non potrà cancellare dalla sua vita. Un’escalation fatta di botte, minacce anche di morte, paura al calor bianco, terminata con una scena dopo la quale Roberta ha capito che non poteva andare oltre: «Lui, che dopo avermi picchiata, e avermi gettata a terra, mi teneva prigioniera con un piede, e orinava sopra di me». Dopo quei momenti, la decisione di chiedere aiuto a White Mathilda, la raccolta di foto, video e registrazioni che hanno inchiodato l’uomo alle sue responsabilità, un’imboscata organizzata insieme alle forze dell’ordine, e l’arresto e poi la condanna di quell’uomo». Oggi Roberta ha di nuovo una vita normale, e assapora la sua riconquistata libertà.

White Mathilda, 8 marzo: Silvia, io una delle 2100 cartelle che raccontano storie di sofferenza liberazione

Insieme a Silvia, l’altra importante testimonianza che ha impreziosito la serata: «Nel 2023 – racconta ero una delle 2100 cartelle nelle quali White Mathilda raccoglie ognuna delle storie di violenza raccolte in 15 anni di quotidiana lotta alla violenza di genere. Oggi è un sogno per me aver lasciato alle spalle la violenza e impegnarmi io stessa per combatterla. La violenza non è solo quella dell’uomo contro la donna e non riguarda solo la vita di coppia. Può esserci in ogni rapporto e situazione umana. . E chiunque può – anche senza accorgersi – diventare violento. Ciascuno di noi però può fare la differenza e per migliorare e costruire un mondo il più possibile senza violenza».