Violenza sulle donne in Lombardia In 14mila nei centri della Regione

Aprire 23 nuovi centri antiviolenza entro la fine della legislatura. È questo l’obiettivo indicato dall’assessore regionale alla Casa, Housing sociale e Pari opportunità Paola Bulbarelli durante la riunione mensile con i 24 rappresentanti (12 delle Istituzioni e 12 delle associazioni) che compongono il Tavolo antiviolenza.
Una mostra contro la violenza sulle donne a Cesano Maderno
Una mostra contro la violenza sulle donne a Cesano Maderno

Aprire 23 nuovi centri antiviolenza entro la fine della legislatura. È questo l’obiettivo indicato dall’assessore regionale alla Casa, Housing sociale e Pari opportunità Paola Bulbarelli durante la riunione mensile con i 24 rappresentanti (12 delle Istituzioni e 12 delle associazioni) che compongono il Tavolo antiviolenza. “C’è ancora tanto da fare – ha esordito l’assessore -, perché oggi, in Lombardia, ne abbiamo solamente 21, mentre per le direttive nazionali ce ne dovrebbe essere 1,8 ogni 400mila abitanti. Proprio per questo, anche per il 2014, abbiamo stanziato un milione di euro. Abbiamo fatto sedere intorno a un tavolo tutti i rappresentanti dei Comuni capoluogo di Provincia, chiedendo di essere al nostro fianco in questo percorso. Vogliamo incentivare la creazione di reti territoriali, per rendere veramente incisiva l’azione dei centri”. 13.755

– E che qualcosa si stia effettivamente muovendo lo dimostrano alcuni numeri. Sono state infatti 13.755 le donne che, tra il 2009 e il 2013, si sono recate in uno dei 16 centri antiviolenza attivi. Si sono verificati 8.388 casi di maltrattamento fisico; 2.403 di violenza assistita; 1.483 di stalking; 10.035 di violenza psicologica; 3.651 di tipo economico. Le donne che hanno subito maltrattamenti sono 9.931 di nazionalità italiana e 3.824 straniera. I casi di violenza diretta sui figli sono stati 2.675 e 10.061 i minori coinvolti. Numeri che dimostrano con chiarezza che sono davvero tantissime le donne che ogni anno subiscono abusi, ma che dimostrano anche come siano sempre di più quelle decidono di uscire dall’anonimato e denunciare. “Per questo – ha sottolineato Bulbarelli – è necessario incentivare la nascita di nuovi centri, di case rifugio e sostenere quelli che già tanto stanno facendo sul nostro territorio”.