Condanna a 12 anni di carcere per Giuseppe Malaspina. La sentenza ha pressoché rispettato le richieste dei pubblici ministeri Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo, che avevano chiesto la condanna a 14 anni di reclusione. Assolti invece Gerardo Perrillo, avvocato ed ex magistrato di Monza coinvolto in questo processo e Antonio Ricchiuto, commercialista e genero di Perrillo, il suo difensore, l’avvocato-sindaco Maurizio Bono, aveva chiesto per entrambi l’assoluzione completa.
Vimercate: Malaspina condannato e le udienze
Un processo che si è sviluppato per una trentina di udienze dove il difensore di Malaspina, avvocato Marolda, non è riuscito a dimostrare, come aveva dichiarato “che al di là dei numerosi reati tributari e fallimentari contestati a Malaspina, di fatto, in aula, i testimoni hanno confermato un’altra verità, una realtà e onestà di operazioni rese indispensabili a causa della crisi economica del settore immobiliare, una crisi innegabile che ha piegato in quegli anni molte aziende del settore”. Le accuse contestate all’imprenditore, a vario titolo, erano di associazione a delinquere finalizzata a reati tributari e fallimentari, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e corruzione.
Vimercate: Malaspina condannato e l’assoluzione di Perrillo e Ricchiuto
Per quanto riguarda invece l’assoluzione di Perrillo e Ricchiuto il loro legale nel corso di un’appassionata arringa aveva detto tra l’altro: “Sono assolutamente convinto dell’innocenza di Gerardo Perrillo sui fatti contestati – aveva dichiarato Bono all’indomani della sua arringa – un’innocenza che appariva già dalle carte all’inizio dell’indagine. Perrillo secondo me paga il fatto di essere stato un ex magistrato e quindi con una attenzione dei massmedia un po’ particolare perché sono quelle notizie che rendono particolarmente interessante un processo. In realtà nel suo operato da quanto è emerso nel processo ho rilevato una grande professionalità e capacità, addirittura c’è una parte del processo dove si è dimostrato che non sapeva assolutamente niente di quello che gli veniva contestato e quindi era assolutamente estraneo”.